L'esplosione di Beirut causata da una bomba atomica tattica al porto

Mercoledì 30 Settembre 2020 00:00
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L’informazione arriva ad Africa ExPress da una fonte militare autorevole e prestigiosa che proprio perché esposta vuole restare anonima: “La causa dell’esplosione che la sera del 4 agosto ha devastato Beirut è stata provocata da un’arma nucleare tattica stoccata al porto”. La detonazione ha provocato un potentissimo spostamento d’aria che ha distrutto interi quartieri della capitale libanese e il boato è stato udito a parecchi chilometri di distanza, perfino a Cipro.

Gli ordigni chiamati “tattici”, rispetto alle armi nucleari strategiche che tutti conosciamo, hanno una potenza nettamente inferiore, a volte pari a un solo kilotone, molto inferiore a quello sganciato su Hiroshima alla fine della seconda guerra mondiale, che ne aveva 15.

Il loro scopo è quello di effettuare attacchi mirati provocando un numero ridotto di vittime ed evitando così una risposta termonucleare da “The day after”.




Messo al bando dall’amministrazione Obama, il programma delle armi nucleari tattiche è stato riavviato da Donald Trump.

Dell’ipotesi riferita dalla nostra fonte non c’è alcuna traccia nelle dichiarazioni ufficiali. Le autorità libanesi fino a due giorni fa parlavano di incidente dovuto a oltre 2750 tonnellate di nitrato di ammonio e fuochi di artificio immagazzinati nel porto. Ma i video che hanno ripreso da ogni angolazione l’esplosione mostrano inequivocabilmente un muro di aria compressa che ha distrutto e travolto ogni cosa al suo passaggio e che difficilmente può spiegarsi con lo spostamento provocato dalla detonazione del nitrato d’ammonio.

Ieri il presidente del Libano, Michel Aoun, per la prima volta non ha escluso la possibilità di un’interferenza esterna nella catastrofe “mediante missile, bomba o altra azione”. Gli ha fatto eco il segretario generale di Hezbollah, Hassan Nasrallah, che ha ammonito: “I responsabili saranno trattati come collaboratori del nemico”. A parlare di attacco è stato più volte anche il presidente americano Trump, smentito, come da prassi, dal suo stesso staff.

Secondo la nostra fonte l’ordigno tattico nucleare, imbarcato su un aereo proveniente dall’Iran, sarebbe stato consegnato all’aeroporto di Beirut pochi giorni prima dell’esplosione. Al porto della capitale libanese, dove l’arma sarebbe stata subito trasferita, Hezbollah avrebbe a disposizione un terminale dove stoccherebbe, indisturbato, materiali bellici in arrivo da Teheran: i container non subirebbero alcun controllo da parte delle autorità doganali locali. Una notizia, quest’ultima, che trova riscontro in un pezzo pubblicato il 6 agosto dal Jerusalem Post.

La fonte ha spiegato che l’arrivo di questo ordigno nucleare tattico a Beirut altro non sarebbe se non uno dei classici “segreti di pulcinella”: chi doveva sapere, sapeva, ma era deciso a tacere, anche all’interno del contingente italiano che, al porto di Beirut, è presente per accogliere l’arrivo dei materiali destinati alla missione internazionale Unifil. L’esplosione adesso rischia di cambiare le carte in tavola nello scacchiere mediorientale.

Impossibile non tornare a quello stranissimo episodio che si è svolto la sera del 23 luglio nei cieli della Siria, in prossimità della base americana di Al Tanf.

Inizialmente, alle 21.20, la Tv di stato iraniana parla di un caccia israeliano che in quel momento sta intercettando minacciosamente il volo Mahan Air 1152 decollato da Teheran e diretto a Beirut. Poi, dopo qualche minuto, la versione cambia: il jet, forse un F-15, sarebbe americano. Del caccia con la stella di David non parla più nessuno. L’aereo della Mahan Air atterra regolarmente all’aeroporto di Beirut in tarda serata e Teheran nelle ore successive si rivolge all’Onu perché monitori la situazione nel corso del volo di rientro nella capitale iraniana. Solo due giorni fa, dopo l’esplosione a Beirut, le autorità di Teheran hanno chiesto all’Onu di prendere provvedimenti contro gli Stati Uniti per l’intercettazione dell’aereo Mahan Air da parte di due jet a stelle e strisce.

La compagnia iraniana fa regolare scalo a Beirut: cosa trasportava il volo 1152 di così importante da rischiare di scatenare un teatro di guerra? Sarebbe questo l’aereo che ha scaricato nella capitale libanese l’ordigno tattico nucleare? La nostra fonte non è stata in grado di darci una conferma, anche se non lo ha escluso. Ma è chiaro che il paese impegnato a fermare le consegne di armi in Libano e Siria è Israele.

Il governo libanese ha messo in piedi un comitato investigativo per indagare sulla terribile esplosione e i suoi responsabili. Sull’onda delle proteste che stanno dilagando in queste ore nella capitale in macerie, si è dato cinque giorni di tempo per dare una risposta. Ne sono già passati due.

Intanto, altri tre grossi 747 iraniani sono atterrati a Beirut tra il 5 e il 6 agosto. Molti libanesi adesso dubitano che abbiano portato aiuti umanitari. La tensione è alle stelle e la gente comune nella capitale non è più disposta a tacere.

twitter: @malberizzi @monicamistretta @africexp 

Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo. – monica.mistretta@gmail.comMassimo

A. Alberizzi e Monica A. Mistretta  Fonte

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In questi giorni leggo un libro interessante: L'anima passionale della ragione scientifica, Emilio Del Giudice, Biblion Edizioni. 

Al capitolo "Piccole bombe nucleari crescono. La fusione fredda e le nuove mini armi atomiche" m'imbatto in un passaggio che riporta alla mente il fatto sopracitato, e così vado alla ricerca di nuove notizie al riguardo, trovando l'articolo indicato.  

Il passaggio del libro é il seguente: "Il valore della massa critica é un segreto militare ma é un segreto di Pulcinella: si sa che esso varia tra 7 e 8 chili. Quindi se io prendo una massa di uranio 235 di 3 chili, non scoppia; aumento la massa e a 7 chili ho l'esplosione. Stabilito questo, com'é fatta una bomba nucleare? Dato che non posso tenere insieme la massa critica altrimenti esplode, questa massa é divisa in tante sotto-masse, frammenti che separatamente non esplodono, inseriti all'interno di un contenitore foderato all'esterno di esplosivo normale; quando questo esplode, i frammenti implodono, ossia sono proiettati uno contro l'altro, creano la massa critica e si ha il botto nucleare. Il fatto che al di sotto di quella massa critica non può esserci esplosione nucleare vuol dire che l'esplosione deve essere per forza gigantesca. La bomba atomica o distrugge un'intera città o niente, non é possibile con questo sistema fare un'arma che distrugga  solo un palazzo e basta."

Continuando la lettura egli si domanda se non siano state inventate mini armi nucleari superando il problema della massa critica.  L'idea é che si stia usando la fusione fredda - tanto ridicolizzata - con anche un solo grammo di massa critica e avendo nuclei di uranio al posto di nuclei di palladio.

"Si prende un pezzo di uranio, si carica di deuterio appena al di sotto della soglia, in modo che non esploda in mano, si spara il proiettile, il proiettile colpisce il bersaglio, subisce una compressione che fa andare la densità di deuterio al di sopra della soglia, scatta la fusione fredda, produce quel campo elettromagnetico che scuote i nuclei di uranio i quali cominciano a spezzarsi e abbiamo il botto nucleare.  Il processo é dunque invertito rispetto alla bomba H: mentre in questa usiamo  una bomba a fissione per innescare la fusione, qui all'opposto usiamo la fusione per innescare la fissione."

Ciò che si notava da subito dai video disponibili on-line era una doppia esplosione, un simil-fungo atomico, e un'onda d'urto con una devastazione senza pari. Chissà che il buon Prof. non avesse ragione: non sembra proprio questo il tipo di bomba usata a Beirut?

V.