Tra il dire e il fare c'è di mezzo il virus

Giovedì 11 Novembre 2021 00:00
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Nel paese della bugia, la verità è una malattia.
Non ha vaccino, non ha cura e neanche a metri si misura.
La verità è presagio solo di buona sorte e ai bugiardi
non rimane che tenersi il naso lungo o le gambe corte.

Gianni Rodari

Premessa
In Italia da qualche tempo, adducendo motivazioni legate all’emergenza sanitaria dovuta alla pandemia da coronavirus, è in atto una limitazione sempre maggiore delle legittime libertà individuali umane. Lo strumento utilizzato è il famigerato certificato digitale denominato green pass.


Con il dilagare del virus infatti è cominciata la lotta alla pandemia, che ben presto è divenuta una guerra con tanto di lessico appropriato (medici in trincea, martiri, eroi, nemico da sconfiggere e via discorrendo). L’asticella del controllo sociale a fini sanitari (?) ha cominciato così a salire sempre più, inesorabilmente, fino alla situazione odierna in cui pare che l’integrità del corpo umano non sia più un argomento riguardante chi tale corpo lo possiede, ma sia diventato esclusivamente di pertinenza pubblica. Sulla questione si sono creati due fronti contrapposti, sempre più radicali e distanti tra loro a causa di notizie false, tendenziose, di verità ed evidenze non dette o negate, di previsioni funeste, statistiche che dimostrano tutto e il contrario di tutto ed ovviamente emergenze continue. Chiunque, in teoria, dovrebbe comprendere che tale lesione delle libertà personali è pericolosa e quindi opporsi, invece le voci contrarie che si levano sono poche, isolate e flebili: sovrastate da un assordante rumore di fondo causato dalla propaganda martellante della politica e dei mass media, che hanno creato un clima di paura perenne. 
Fortunatamente c’è chi nonostante tutto riesce ad avere un briciolo di onestà, senso critico ed obiettività. Un esempio:


L’integrità del corpo non è un valore che può prescindere dall’autodeterminazione individuale e diventare oggetto di tutela da parte di terzi in virtù di un concetto di salute estraneo al sentire del paziente.

Una bella frase che ci si aspetterebbe essere l’espressione del pensiero di realtà che si occupano di liberazione umana, invece non è così, perché è parte di una lettera aperta pubblicata dal Sindacato Italiano Militare Guardia di Finanza. Una presa di posizione netta e chiara da chi meno te lo aspetti: il mondo alla rovescia. Accade infatti che proprio gli ambienti che dovrebbero esprimere con più forza una critica e opporsi a ciò che sta accadendo (libertari, anarchici, disobbedienti, anticapitalisti, transfemministi, antifascisti solo per citarne alcuni in ordine sparso), tacciono o fingono di occuparsi d’altro. Ci sono certamente delle eccezioni, ma la situazione generale è quella di un silenzio diffuso e a dir poco imbarazzante.
Il problema dell’integrità del corpo è un argomento ovviamente caro anche all’antispecismo, che mai come in questi ultimi anni si è occupato (complice un approccio all’intersezionalità delle lotte di liberazione più che forzato da parte di alcune realtà antispeciste) non solo di libertà degli individui animali, ma di “liberazione totale”, e più ancora di “corpi”: degli altri Animali e degli Umani (di questi ultimi sempre di più), della loro autogestione, della loro dignità e del loro significato simbolico, sociale, culturale e politico. Tanta roba: dibattiti, incontri, conferenze, articoli, post infuocati sui social e libri.
Lo stesso dicasi per il veganismo che sin dalla sua nascita si è opposto, nella teoria e nella pratica, all’uso del corpo degli Animali per la sperimentazione scientifica, un uso che ha raggiunto l’acme proprio in questo periodo di ricerca forsennata di farmaci per contrastare il Covid-19.

Domande in libertà (almeno loro)
Dove sono finite le associazioni, i gruppi, i collettivi, le singole persone umane che hanno dibattutto, propagandato e agito per la “liberazione totale” dei viventi in questi anni e che ora tacciono, lasciando la difesa dell’inviolabilità dei corpi a un sindacato militare?
Come mai non si indignano, non protestano, non si oppongono a questo massiccio attacco alle libertà dell’individuo umano, che è il logico seguito di una sperimentazione frenetica e orribile sui corpi degli Animali?
Dove sono tutti i loro discorsi appassionati? Proprio ora che l’integrità dei corpi dei singoli è palesemente sacrificata sull’altare dell’interesse supremo del “corpo sociale”?
Dove sono coloro che additavano come “paternaliste” tutte le idee e attività a loro non gradite in ambito antispecista, adesso che chiunque può assistere alla monumentale opera paternalistica dello Stato?
Cosa ce ne facciamo adesso di migliaia di scritti costellati di schwa, asterischi e orpelli vari, imposti per rispettare la dignità e sensibilità altrui, quando la dignità del singolo individuo (e del suo corpo) viene così pesantemente minacciata con l’avallo dell’opinione pubblica?
Dove sono le persone umane attiviste per il veganismo radicale?
Dove sono finite le folle oceaniche che hanno occupato strade e piazze per anni con le campagne di protesta che ben ricordiamo contro lo sfruttamento degli Animali in nome della ricerca scientifica?
Insomma queste realtà e “singolarità” rivoluzionarie, ora che c’è bisogno di dire le cose come stanno, di cercare un po’ di verità, dove sono?
Dobbiamo pensare che quando si parlava di lotta allo specismo si trattava solo di uno scherzo? Che tutto era solo accademia, teoria, o meramente autoreferenzialità, protagonismo e che ora ogni pensiero critico si è dissolto come neve al sole, normalizzandosi in quella che Pasolini definiva “un’uniformità universale”?
Dobbiamo pensare che un prodotto che contribuisce attivamente all’aumento della sperimentazione sugli Animali (il termine vivisezione ci ricorda ancora qualcosa?) può essere considerato adatto alle persone umane vegane?
Riusciremo mai a crescere giungendo a confrontarci seriamente, a viso aperto, senza tatticismi e ipocrisie su tematiche così fondamentali?

Ma la domanda più importante, forse l’unica a cui davvero dobbiamo dare una risposta è: in tutta questa vicenda dove sono gli Animali?
Dove sono le loro sofferenze, il loro sfruttamento (a titolo di esempio si veda questo articolo questo) fuori e dentro i laboratori di ricerca per l’individuazione di cure al virus? Che ne è del loro diritto alla libertà, alla vita, perchè non se ne parla?

Pensieri in libertà
Il confronto diretto è il modo migliore per permettere al singolo individuo di recepire informazioni, spunti e idee utili per la costruzione di una propria posizione (la più compiuta possibile) a riguardo di un tema di interesse generale. Senza tale confronto, senza un dibattito, non ci potranno che essere posizioni personali derivanti esclusivamente da esperienze e interpretazioni individuali, con tutti i limiti che ciò comporta. Un confronto – il più ampio possibile – su un tema così importante e divisivo come quello della pandemia, dei vaccini e del green pass, è essenziale per un ambiente popolato da gruppi e singoli che si prefiggono di ottenere la liberazione animale; che non ci sia stato è un fatto grave in grado di pregiudicare un qualsiasi futuro progetto comune, oltre a essere causa di inimicizie se non addirittura di conflitti difficilmente sanabili, come già accaduto in passato.

Da tempo si assiste in ambito antispecista a un graduale allontanamento da tematiche prettamente animaliste. La “questione animale”, fulcro del pensiero liberazionista, pare sfumare, passare in secondo piano; i contorni dei corpi sfruttati degli Animalisi fanno sempre meno definitiquasi svaniscono in favore di tematiche ancora una volta solo umane. Da questo impercettibile ma costante arretramento culturale, nascono situazioni come quella che stiamo vivendo.

Sono due le vicende recenti che hanno avuto una vera e propria funzione di spartiacquela vicenda della pandemia/vaccini/green pass e il referendum contro la cacciaIn entrambi i casi il mondo antispecista e quello vegano hanno dimostrato la loro inconsistenza, indifferenza e assenza di volontà nel fornire posizioni chiare, oneste e soluzioni percorribili. Si è preferito chiudersi in un silenzio eloquente e colpevole (vedi pandemia, campagna vaccinale e green pass obbligatorio), oppure ignorare, prendere le distanze, boicottare o danneggiare l’iniziativa di singoli e piccoli gruppi (vedi referendum contro la caccia). Tali vicende hanno in buona sostanza rappresentato per l’antispecismo e il veganismo nostrani un “prima” e un “dopo”. Dalle belle speranze del “prima” si giunge a un “dopo” ben più disincantato, dal quale emerge che un movimento antispecista nel nostro Paese non esiste, così come non esiste un movimento vegano. Esistono (e resistono) per certo singolarità e piccole realtà critiche, che sebbene isolate sono ancora in grado di porsi e porre delle domande e di tenere comportamenti coerentementi con i propri principi.

Adriano Fragano

https://www.veganzetta.org/dove-sono-tra-il-dire-e-il-fare-ce-di-mezzo-il-virus/