The making of 2 - la fiction

Giovedì 23 Aprile 2020 00:00
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Scrivere è meraviglioso.

E’ una scoperta appagante sempre nuova. Una eccitazione dei sensi. Un respiro ampio che parte all’interno del plesso solare, e si apre come un fiore che sboccia a primavera.

L’intensità è pari alla gioia.

Ma lavorare da soli a una sceneggiatura è triste.

Non è così per il libro. Nella scrittura di un libro forse silenzio e solitudine son proprio necessari, ma nella sceneggiatura è l’insieme di persone affiatate that carries the job: c’è così tanto lavoro da fare che una squadra è indispensabile, se non vuoi finire in tempi biblici. Il che vi porta subito a quanto accade: ho ricominciato a scrivere.


Dopo il film e la miniserie in due puntate, eccomi approdata all’idea originaria: una fiction.

Ho scritto le prime due puntate, sto scrivendo la terza, da circa 15 gg. Più che altro sono bloccata là. Particolari mica facili da verificare - a cavallo tra il 1906 e il 1907 - mi hanno reso le giornate impossibili ma alla fine, leggi di qua e leggi di là, ne sono venuta a capo. Adesso posso continuare. Appena termino di parlare con voi. Per giunta ho finito oggi di leggere per l'Associazione dei non vedenti il libro del Prof. Stefano Mancuso – L’incredibile viaggio delle piante, Laterza - e quindi non ho neanche più una scusa.

Mi trovo spesso a oscillare tra il: “ma si, dai, dopotutto è facile” e il “no, non ce la farò mai, è troppo difficile!” Talvolta invece mi perdo a fantasticare sul ruolo cinematografico del Dottore. Di recente ho una preferenza per gli attori inglesi. Ce n’è uno che ha l’età giusta, è di origini gallesi e indovina? Ha anche una bella voce! E’ preciso preciso. Dopotutto sul posto e senza sforzo alcuno ci sarebbe già il necessario: i paesaggi, i modi, la cultura, una casa di produzione adatta ...

Ma andiamo con ordine.

Nella prima puntata è bambino, va a scuola, e mi sono accorta da poco dell’esistenza di un’importante figura a Birmingham che merita d'essere menzionata: non vorrei che il piccolo Bach la mancasse. Sarebbe un’ingiustizia per entrambi, è un particolare interessante, lo aggiungerò.

Nella seconda puntata è più grande. L’esperienza di lavoro alla fonderia del padre é il trampolino di lancio per le puntate successive, l’incidente scatenante in gergo, oltre che un’esplosione di semine come per quelle piante della foresta amazzonica descritte dal Prof. Mancuso, l’albero dinamite (Hura crepitans) capace di proiettare in avanti i figlioli sino anche a 40 mt. Ecco, a partire dalla seconda puntata ritroverete molti sensi più in là, proseguendo.

Suggerimenti impensabili (in arrivo da chissà dove) giungono come sempre mentre scrivo.

Ho ripreso anche l’altra mia famosa attività: bere molti liquidi caldi durante la stesura. E piangere per un niente. Il che vuol dire che ci siamo: il processo creativo è ripartito ma! con una simpatica aggiunta. Se al termine del romanzo stavo per giocarmi il pancreas, questa volta immagino dovrò occuparmi del microcircolo. E' un problema star seduti per molte ore scrivere, maggiormente ora, agli arresti domiciliari per virus. A proposito: spero che stiate bene e che la faccenda non vi stia dando troppi fastidi. Abbiate fede: il Prof. Tarro dice che a breve, col rialzo delle temperature, sparirà come ogni virus influenzale.

Ma torniamo a noi … leggevo che i piedi intorpiditi riguardano la nostra paura di riprendere un lavoro o un’attività da cui c’eravamo congedati. Può essere. Vediamo se proseguendo (e prendendo i fiori specifici) la cosa si risolve man mano.

Ho alcune buone idee per differenziare la fiction dalla miniserie e dal film.

Non è facilisimo capire esattamente come si fa, ma del resto non era facile nemmeno per il libro e alla fine l’ho pubblicato.

Ricevo complimenti dalle persone che continuano a leggerlo, anche esagerati in verità; immagino sia una forma di amore per quanto leggono. Critiche per ora non ce ne sono state. Rileggendolo per tradurlo in inglese mi sono – naturalmente! - criticata da sola: correggerò la morfologia prima della ristampa che io definisco “del dopo editore”, cioè al termine del contratto, vale a dire nel nuovo anno. La carta e il carattere usati mi piacciono ma non la copertina. Lo ristamperò in autonomia con la copertina dell’e-book, forse rigida con la sovra coperta: verrà a costare di più ma il risultato sarà un bel prodotto. Non che quello di oggi sia brutto, anzi, ma la banda nera non è di mio gusto.

La mia sfida rimane fedele a sé stessa: fronteggiare l’inadeguatezza e tenere accesa la speranza.

Anche i vecchi comportamenti si riaffacciano. Per non cominciare a scrivere ne invento sempre una: passare la ramazza, lavare le ultime tazze nel lavandino, oh! c’è il prato da fare, la lavatrice, e il cibo ai gatti? un pezzo di pane alla Lilla! rifaccio il letto ad Angy, metto su un sughetto di funghi chiodini, rinfresco il Licoli e già che ci sono preparo un altro caffè, o the … ne sono cosciente e infatti eccomi: terminato questo salgo al piano di sopra. La storia del mio personaggio mi aspetta.

Non so se ho le capacità di scrivere una fiction ma - come per il romanzo - intanto provo e poi vediamo.

Come un pianista s’accomoda sul suo sgabello davanti al pianoforte, adesso mi siedo e proseguo.

A presto,

V.