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di Valeria Ballarati

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Home Racconti e Poesie Da domani mi alzo tardi

Da domani mi alzo tardi

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Anna e Massimo, e la loro storia d’amore.

Un romanzo autobiografico che rivela l’intensa felicità e sofferenza di una coppia, una storia che potrebbe riguardare chiunque se non fosse che l’autrice è Anna Pavignano, grande sceneggiatrice cinematografica, e lui è l’indimenticato Massimo Troisi.
Il pretesto è il ritorno alle scene di Massimo ma la realtà è che vuole raccontarci di lei, di lui e di quel pezzo di vita vissuto insieme, nel tentativo di rimettere in asse episodi, caratteri, ingiustizie.

Non ci risparmia nulla dei suoi sentimenti. In un passaggio dice:
“Non è facile andare a mettere le mani in cose messe via da tempo. Sembra di afferrare qualcosa di leggero e invece pesa, lo credi vuoto e invece è ancora pieno. E’ quasi un tormento, ogni volta, avvicinarsi a quella specie di pozzo senza fondo che è una storia d’amore. Anche se credevi che tutto fosse stato dimenticato. Proprio perché credevi che tutto fosse stato dimenticato. A parlare dell’amore passato le bisce nella pancia, coi loro balletti, mi danno un bruciore che somiglia alla paura per l’imminenza di un pericolo. Come a levare un mattone che sta alla base di un edificio per studiarne la forma e la consistenza. Paura che crolli tutto.”

Anna era innamorata e fragile come solo le donne follemente innamorate possono essere. Massimo desiderava stare con lei ma voleva nel contempo tutte le donne del mondo, e nessuna veramente. Le chiamava “conquiste” non sapendo neanche spiegare perché si comportava a quel modo, e lei è sempre li, lo giustifica, lo riaccoglie.

Uno degli episodi che la fa più soffrire è l’invito a New York per il ritiro del premio di Ricomincio da Tre: parte per l’America con l’amante di turno e la lascia a casa proprio quando si amavano e avevano scritto insieme la sceneggiatura del film. Come al solito “dimentica” di arrabbiarsi con lui.

Lui si concede tutto e lei lo lascia fare. Nessuno dei due mette un punto: entrambi sembrano aver paura della reazione dell’altro. O forse lei viveva nella paura e lui nella sua innata pigrizia, nei dubbi e nell’incertezza da cui non sapeva, o forse non intendeva, uscire. E così tiravano avanti per ambiguità, per precarietà, per una forma di debolezza e dipendenza l’uno dall’altro.

E quando Anna stanca cerca invano di innamorarsi ancora, e lo tradisce, l’uomo all’antica riemerge dal torpore, è deluso, la rimprovera perché una donna non può fare questo, mentre un uomo si: i tradimenti degli uomini non sono importanti e non fanno soffrire.

Leggendo man mano e arrivando al termine del libro mi son fatta l’idea che Massimo tenesse molto ad Anna ma era come bloccato, incapace di occuparsi della loro relazione. E siccome alla richiesta di maggiori informazioni Anna “riceveva come risposta abbracci teneri e stupore e commozione” si inventò un gioco, un questionario tenerissimo per saperne di più. Tra le risposte scopre la verità.

Era una costante nei pensieri di Massimo, il suo cuore l’aveva sempre pensata e cercata ma l’amore vero era un’altra cosa, qualcosa che c’era stato tra loro, ma non potendo continuare era svanito lasciando il posto ad un pensiero affettuoso.

Forse l’orologio rubato* - il cuore di Massimo – alla fine non aveva retto a tutte quelle difficoltà. Nella sua vita i disagi psicologici venivano minimizzati attraverso l’ironia ma l’amore era più esigente, l’amore non può nascere né resistere a dubbi, debolezze, pigrizia, alla paura.  L’amore ha bisogno di coraggio e istinto.

“Non è facile andare a mettere le mani in cose messe via da tempo” ma a volte è proprio quello che serve, anche a distanza di anni. Ciò che ricerchiamo ancora forse serve a trovare (e spiegare) quello che non era stato compreso, per trasformarlo in una esperienza, un bagaglio commisurato alla diversa forza che abbiamo oggi.

Ad un certo punto della lettura, verso  la fine del libro,  devo confessare di aver perso lucidità:  i miei ricordi si sono mescolati ai suoi e non sapevo più se leggevo di lei o di me, dei suoi sentimenti o dei miei, delle sue esperienze o delle mie.

Alcuni scrittori arrivano a fare questo, e quando interpretano i sentimenti altrui, secondo me, sono davvero grandi scrittori.

 

“A me piaceva pure quando avete detto “Sono stanco di essere uomo” perché è una cosa che pure a me mi succede, però non lo sapevo dire …” – Dal film Il Postino

* l’orologio rubato era una trovata di Lello Arena. Il ticchettio che si sentiva stando vicino a Massimo era dovuto alla valvola al titanio impiantata nel suo cuore, e Lello immaginava che avesse rubato un orologio e lo nascondesse sotto la camicia.


 

 


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