Departures

Lunedì 08 Novembre 2010 00:00
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Giovedì sera sono andata a vedere un bel film, essenziale, poetico di quelli che aiutano la riflessione.
DEPARTURES è stato uno dei film più amati dai critici cinematografici della scorsa stagione.

La recensione più bella sul film è di Natalia Aspesi su “Repubblica” ed eccola qui:

“Sconfitti ma non rassegnati, abbattuti da furbe commediole o da giganteschi 3D, alcuni appassionati (ormai in estinzione e sbeffeggiati) di bel cinema, osano: andate a vedere Departures! Quando l’anno scorso vinse l’Oscar al miglior film straniero, battendo opere importanti come l’israeliano “Valzer con Bashir” e il francese “La classe”, quei pochi eletti ne sapevano qualcosa, e si pensò ad  una bizzarria holliwodiana. E’ vero, è un film giapponese, genere non più di moda dagli anni ’70; è vero, i cadaveri sono apprezzati solo nei film horror soprattutto nel ruolo di morti viventi, mentre qui appaiono come defunti reali, al centro del dolore delle persone care, e da noi sarà tutto un toccarsi. Ma quell’oscar l’ha meritato, come anche il premio dell’audience all’ultimo Far East Film Festival di Udine. L’orchestra sinfonica dove il giovane Daigo suona il violoncello viene sciolta e lui è costretto a tornare con l’amata moglie Mika nella cittadina natale, che gi ricorda il dolore infantile per l’abbandono del padre. Daigo risponde all’inserzione di un’agenzia che cerca “accompagnatori” ma si tratta di un turismo particolare, l’ultimo viaggio oltre i cancelli della vita, e l’accompagnatore è colui che officia un rito laico sul corpo del defunto, prima di deporlo nella bara e cremarlo. E’ uno strano spettacolo di grazia struggente, di amorevole cura e rispetto, di gesti rapidi, esperti ed affettuosi, che danno alla morte, sempre chiamata viaggio, non l’idea di fine ma di passaggio, di continuità con la vita. Non ha nulla del funerale religioso ed avviene in luoghi pieni di luce, di fiori e di broccati bianchi. L’abilità dell’ “accompagnatore” è quella di svestire, lavare, comporre, rivestire con un ricco chimono il corpo, senza mostrarne a chi assiste neppure un centimetro di pelle. Alla sua prima volta come officiante, daigo, lavando il corpo di una bella ragazza suicida, tocca all’inguine qualcosa di imprevisto: ai genitori disperati chiede, volete che la trucchi da donna o da uomo? Da donna, risponde il padre finalmente riconciliato con quel figlio perduto. Dapprima nauseato (il primo cadavere che avvicina è quello di una vecchia morta due settimane prima) , a poco a poco Daigo è preso dall’armonia di quegli addii cui è lui, con la sua abilità gentile, a dare dignità e bellezza. Il mestiere però è impuro, gli amici non lo salutano più, la moglie lo lascia. Poi tutto si ricompone in un nuovo viaggio d’addio che ripara ogni ferita del passato. Il regista, di cui nulla so, è Yojiro Takita; gli attori, attraenti, hanno nomi che non si ricordano, si resta incantati e commossi da questa visione poetica e lieve della morte, dal rispetto delle tradizioni che rendono sontuosa la modernità, e dai tanti inchini e modi cortesi che sono stati cancellati dal nostro modo di vivere”.

Andate a vedere Departures!

http://www.youtube.com/watch?v=qtVf-KkpX1w&feature=related

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