Il cavallo difettoso

Venerdì 30 Marzo 2012 00:00
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Il commento che ho scritto oggi é un po' lungo e avrete bisogno di tempo per leggerlo. Quindi ... se ora non é il caso conservatelo per dopo perché credo lo troverete interessante. Come al solito é ricco delle mie emozioni ma questa volta SONO LE NOZIONI la parte più importante del discorso. Buona lettura!

Titolo originale dell'articolo:

La favola di Sander, da difettoso a campione

 

La primavera di Sander e Roberto ricorda un po' quella del brutto anatroccolo che si specchia nello stagno e si scopre cigno. Perché Sander, cavallo di tredici anni comprato da Roberto in Olanda malgrado il suo caratteraccio e le scarse speranze di successo, la scorsa settimana si è trasformato in «cigno» mentre correva il prestigioso Saut Hermès al Gran Palais di Parigi: montato e amato dal suo giovane cavaliere ha volato su quegli ostacoli da un metro e 45 chiudendo la gara con un tempo di 34 e 45. Un record che ha regalato a Roberto Previtali, 19 anni di cui 12 passati in sella, campione italiano «young rider» in carica, la vittoria della prima prova «Les Talents Hermès» riservata ai migliori cavalieri con meno di 25 anni. «La rivelazione italiana» l'ha coronato la stampa di settore.

La storia di Sander e Roberto inizia lo scorso settembre. Sander vive in Olanda ed è quello che nell'ambiente viene definito un cavallo difettoso: un bell'animale ma con un carattere difficile. Ha alle spalle più di una gara, qualcuna pure vinta. Ma il fatto che sia di temperamento nervoso, «sanguato», non lo rende particolarmente quotato. Anzi, ne fa un cavallo da cedere alla prima occasione. Roberto sta a più di 1.100 chilometri di distanza, a Bergamo, ed è quello che normalmente viene definito un ragazzo senza grilli per la testa: il mattino lavora nella macelleria all'ingrosso di famiglia, la sera studia per geometra, ma il pomeriggio, ogni sacrosanto pomeriggio, cavalca con il padre e il fratello Michele. Nonno, papà, ragazzi: l'amore per i cavalli in casa Previtali si tramanda da generazioni. Nella piccola scuderia di famiglia ce ne sono dieci, tutti di carattere. Ne serve uno nuovo e si parte alla volta dell'Olanda.

«Cercavamo un buon cavallo da comprare senza spendere una fortuna, mio padre non è un petroliere... E poi la nostra filosofia è sempre stata un po' ruspante: tenere cavalli che possono regalare sorprese ma che anche se si fanno male non riempi un mare con le lacrime» racconta Roberto al margine del campo di gara di Manerbio dove ieri è arrivato quarto. «Quando ho incontrato Sander avevamo già scartato due cavalli e stavamo per ripartire per l'Italia: ho capito subito che lui era quello giusto, a me piacciono così». Il papà di Roberto ha staccato un assegno di 20 mila euro, una cifra dieci volte inferiore rispetto a quella che è stata pagata ad esempio per la maggior parte dei cavalli in gara al Saut Hermès, per non parlare dei campioni. Il proprietario olandese di Sander gli ha stretto la mano con quell'eccesso di energia che produce la convinzione di aver chiuso un buon affare. «Una volta a casa - continua il suo racconto Roberto - Sander si è rivelato però più caldo di quando l'ho provato e anche dell'immagine che me ne ero fatto guardando i vecchi filmati». Le prime gare di prova sono andate male. «Dopo ogni salto Sander si imbizzarriva e io mi spaventavo, non riuscivo a tenerlo. Poi ho imparato a conoscerlo, a parlare il suo stesso linguaggio, a comprendere quello che voleva dirmi con quei saltelli in cui si perdeva dopo aver superato l'ostacolo. E lui ha imparato a fidarsi di me. Un cavallo va capito se vuoi ottenere da lui grandi risultati».


Il 16 marzo Roberto e Sander si sono presentati alla prima prova del Saut Hermès riservata ai giovani talenti. Unica altra italiana Eleonora Zorzetto. Su di loro gli occhi dei trenta migliori cavalieri al mondo. «Fai con calma, niente azzardi», gli ha consigliato un illustre veterano come Michel Robert. Roberto ha fatto di testa sua. Ha osato e Sander l'ha seguito. Un brusco taglio di curva gli ha regalato quei quasi tre secondi in più sul tedesco Patrick Stuhlmeyer in sella allo stallone Oldenburg Lacan. «Lui è così, sa parlare ai cavalli, a tutti i cavalli, se no come te le spieghi certe cose?» ha dato di gomito al padre un vecchio amico di famiglia in tribuna. Al risuonare delle note dell'Inno di Mameli nel Grand Palais di Parigi il cuore di Roberto ha iniziato a battere all'impazzata sotto la giubba rossa, mentre Sander si è innervosito e ha alzato le zampe anteriori verso l'alto. «Calmati», gli ha sussurrato il suo giovane cavaliere accarezzandogli la stella bianca sul muso. Ormai è primavera e ti sei trasformato in «cigno».  Fonte

 http://results.scgvisual.com/2012/hermes/r2.html

 

Commento:

Non so davvero da che parte incominciare.
Questo per me è una specie di articolo-perossido
(i perossidi sono sostanze chimiche molto pericolose, materie termicamente instabili che in presenza di un innesco, ad esempio una scintilla, esplodono) un concentrato di parole esplosive ed altamente infiammabili alle quali basterebbe soltanto un innesco per far divampare un mio incendio interno ... cercherò spiegarvi perché mi sento così, e perché é così diverso il mio modo di intendere le frasi che riguardano la vita di questo cavallo e degli animali in genere.

Partiamo dall'affermazione che mi fa più male e che più mi urta: «Cercavamo un buon cavallo da comprare senza spendere una fortuna, mio padre non è un petroliere... E poi la nostra filosofia è sempre stata un po' ruspante: tenere cavalli che possono regalare sorprese ma che anche se si fanno male non riempi un mare con le lacrime».

A questo punto molte testoline facilmente suggestionabili da sentimenti di amore e compassione verso l’animale  potrebbero qui facilmente (ma erroneamente) associare la parola finale “lacrime” alla parola iniziale “cavallo” : vi prego di non farlo, considerate bene cosa state leggendo.

Se uno ha il papà che non é petroliere - ma macellaio - e vuole per sé un nuovo cavallo per andare a farci le gare in giro per l’Europa, e il genitore é disponibile a spendere una certa sommetta, cercherà di fare l’investimento migliore per non buttar via i soldi faticosamente guadagnati al macello! Per questa ragione se più in là l’investimento si rivela un fallimento capite bene quante lacrime amare per l'affare a monte e i soldi svaniti.

La sostanza della filosofia ruspante é che se un cavallo che hai pagato poco si fa male, non ci hai rimesso molti soldi e quindi sei meno dispiaciuto. Al contrario se paghi molto un cavallo e poi questo si azzoppa, non rende o non riesce in gara, hai davvero sprecato la bella cifretta.

Si parla infatti solo di investimenti - un buon cavallo che non costasse una fortuna - sebbene il taglio dell'articolo lasci davvero spazio a diversa e più amorevole interpretazione, ugualmente mal interpretata autrice dell’articolo che esordisce nel titolo e nell’occhiello con “La Favola di Sander, da difettoso a campione”, cavallo intrattabile, “io l’ho capito” e così via …

<Un cavallo va capito se vuoi ottenere da lui grandi risultati>. Io vorrei tanto sentirlo parlare Roberto, vorrei sentire dalla sua voce che cosa ha capito di Sander.  Mentre è possibile che Sander pensi di aver finalmente trovato un uomo che non lo maltratta, potrebbe darsi che il suo padrone pensa solo a salvaguardare il suo investimento e quando gli parla, forse, gli sussurra all’orecchio le difficoltà del prossimo gran premio.

Dubito che abbia capito i traumi di Sander in 13 anni di vita, passato di mano in mano e venduto più volte perché difettoso, e trauma su trauma sempre più difficile e “sanguato”, un cavallo di cui liberarsi perché non quotato, perché inservibile.

La favola di Sander dovrebbe essere un'altra, ecco il finale: un giorno il suo padrone investitore si trasformerà  in un essere umano capace di sentimenti per il suo animale, non vedrà più in lui un oggetto di guadagno ma un essere vivente con occhi, cuore e cervello, e lo amerà davvero.

Per capire un cavallo occorre partire da lontano.

I cavalli non sono animali predatori ma ANIMALI DA PREDA (come gli elefanti) e hanno paura di essere cacciati. Nonostante la loro stazza non è quindi possibile che siano “sanguati”, é la paura che li rende aggressivi non il loro carattere, e c’è anche un altro grande problema: sono stati addomesticati quando erano già carne da macello e guardano all’uomo come UNA DELLE SPECIE PREDATRICI. Questo “Gap of Misunderstanding” a volte non viene mai risolto.

I cavalli sono ANIMALI SOCIALI, amano stare insieme e vivono in branco; non è possibile conciliare la vita che fanno in natura, all’aria aperta, con i piccoli ricoveri odierni dove vengono rinchiusi immobili per tutto il giorno.

LA LORO STRUTTURA SOCIALI E' UN SISTEMA MATRIARCALE.
La Leader del gruppo è una FEMMINA, la Femmina Alpha di grande esperienza che sa come tenere il branco, dove mangiare, quando bere:  tutti la seguono perché sanno di essere al sicuro. Le scelte si basano sulle decisioni di una singola femmina e le altre femmine del branco semplicemente seguono.  In fondo al gruppo c’è la femmina Beta e quando si presenta un ostacolo essa assume momentaneamente il comando sino a che la Femmina Alpha ritorna davanti, alla guida del gruppo. A fianco a lei, sempre davanti, la sua figlia più grande che imparerà dall’esperienza della madre,  perché i geni positivi le consentiranno di fare lo stesso buon lavoro una volta che sarà lei ad assumere il comando. Le femmine restano insieme per sempre, i cuccioli maschi invece rimangono vicino alla madre sino ai 3 mesi di vita, in seguito si spostano nel gruppo centrale dei baby e infine lasceranno il gruppo per unirsi  ai gruppi maschili alla periferia: il loro compito sarà la protezione e la riproduzione delle femmine.

LA SCELTA CON CUI LA FEMMINA SI RIPRODUCE E' PERSONALE.

I CAVALLI FORMANO LEGAMI DI COPPIA BASATI SULL'AMICIZIA più che sulla coppia e la ragione evolutiva che li porta a formare coppie di amici extra-level è che mentre uno dorme l’altro è vigile. Sono amicizie molto strette, che durano per lungo tempo.

Adorano la pulizia e SI PULISCONO VICENDEVOLMENTE con il proprio compagno-amico. Preferiscono essere puliti dal loro compagno e ci sono parti del corpo che nemmeno l’altro può toccare: alcune le raggiungono da soli, altre sono troppo vulnerabili.

Quando le femmine hanno dei cuccioli i NUOVI NATI RESTANO CON LA MADRE SINO AL 3° ANNO DI ETA'.  L’età artificiale di 4 mesi stabilita per lo svezzamento dei cavalli è dunque sbagliata e fortemente traumatica. Pensate che i puledri nati per essere cavalli da corsa sono tolti alle madri dopo 1-2 giorni di vita: il trattamento è sempre più simile alla sorte dei vitellini e delle mucche. I cavalli da corsa cominciano a correre nei loro primi 12 mesi di vita.

LA MAGGIOR PARTE DELLA LORO COMUNICAZIONE E' SILENZIOSA. Hanno due modi per esprimere pena e stress ma anche dolore fisico: le labbra strette e allineate. Se lo stress continua si forma un triangolo a lato della bocca (se ingrandite la foto si vede bene, anche se i due segni sono nascosti in parte dal morso di ferro). Se ancora più stressati sviluppano pieghe sulla parte alta degli occhi.

SONO ANIMALI CREPUSCOLARI.  Significa che sono più attivi all’alba e al tramonto perché hanno una migliore visibilità con scarsa luce e i loro occhi hanno bisogno di almeno una mezz’ora di adattamento in questa fase.

HANNO UN GRAN BISOGNO DI GIOCARE.
Gli piace galoppare, giocare anche con la palla; ai cavalli piace pascolare mangiando foglie, bacche, semi, corteccia, il 10% della loro dieta. SONO BISOGNOSI DI PASCOLAMENTO PER 16-18 ORE AL GIORNO.

LA VITA MEDIA DI UN CAVALLO IN NATURA E' DI 40/45 ANNI.  Le compagnie di assicurazione danno per buona una vita media di 16-20 anni, vale a dire che questi animali prima di morire vivono in stress il 50%-55% in meno della loro vita.

Le gabbie in cui vengono rinchiusi vengono erroneamente chiamate “stalle” ma sono gabbie. L’ideale di ricovero per un cavallo sarebbe al limite uno spazio grande, un capannone ad esempio, ma non assolutamente gabbie singole: basterebbe tenerli tutti insieme per farli vivere un po’ meglio e far si che non incorrano nello sviluppo di Ulcere gastriche, di cui soffrono facilmente, o in disallineamenti della mascella, dovuti al morso, che si ripercuotono sulla loro schiena.

L’ADDESTRAMENTO E' LA PARTE PEGGIORE DELL'ARGOMENTO.
Si è soliti ritenere (come per i cani) che sia necessario ridurre la dominanza, cioè imporre al cavallo che siete voi  il cavallo Alpha, cosa del tutto sbagliata se ripensiamo alla struttura sociale matriarcale di cui abbiamo parlato.
Nella pratica più conosciuta – il Round Pen Training - l’addestratore è al centro di un recinto e fa correre (caccia) in tondo il cavallo per alcune ore, a volte molte ore. Alla fine il cavallo va al centro ed  erroneamente si ritiene che l’animale abbia riconosciuto il leader. E invece il cavallo va al centro solo quando è stremato e getta la spugna, dopo ore e ore di allenamento; alla fine si rivolge al suo predatore perché si arrende, non ce la fa più e smette di correre, sfinito.
L’unica differenza con l’identico allenamento dei cani (vedi il Cesar Millar) sono le parole usate: pensate, alcuni di loro si definiscono “psicologi di cavalli”.

Stare sempre rinchiusi, uscire solo con il proprietario, non incontrare il gruppo di simili, essere allenati sino allo sfinimento ed essere venduti molte volte causa loro uno stato di paura costante che si trasforma presto in TERRORE. Sviluppano allora comportamenti stereotipati per sopravvivere, come ad esempio il dondolamento oppure l’estrema aggressività, che non permette a nessuno di avvicinarli.

Spero che adesso sia più chiaro perché molti cavalli diventano “cavalli difettosi”.
E spero anche che sia più chiaro perché mi sentivo esplodere dentro.

V.B.


Breve Nota finale: 

queste conoscenze sono il frutto delle lezioni e del lavoro della Signora Heather Simpson, dell’Università Veterinaria di Bristol, responsabile dell’unico studio esistente sulle zebre, effettuato in sette anni di osservazione sulle Plain Zebra in Africa. Poiché il cavallo selvaggio si è estinto la zebra da Lei identificata è risultato l’animale più vicino per comportamento ai cavalli selvaggi. Heather Simpson è una persona meravigliosa, una grande insegnante con un vasto background in comportamento animale; é co-fondatrice del primo Natural Animal Centre inglese, un centro dove gli animali sono amati, rispettati e ridati alla vita, aiutati a superare esperienze di trauma e dolore fisico anche attraverso l'utilizzo dei Fiori di Bach.

http://www.naturalanimalcentre.com/