Continuano a dire che é necessario

Mercoledì 02 Marzo 2011 00:00
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Un altro incidente in Afghanistan, un altro ragazzo italiano è morto e quattro sono fuori pericolo di vita ma in gravi condizioni. Si chiamava Massimo Ranzani, aveva 37 anni ed era figlio unico.  La salma arriverà oggi a Ciampino e giovedì nella Basilica di S.Maria degli Angeli a Roma, assisteremo impotenti ad un ennesimo funerale.
La Missione in Afghanistan però continua.
Continuano a dirci che è "necessario”; continuano a giustificare la missione con parole come democrazia e libertà; e continuano ad esprimere cordoglio dopo …

 le famiglie italiane invece continuano e continueranno a piangere i loro morti sino a quando questa missione non sarà terminata. C’è un’evidente disparità in tutto questo.
E non venitemi a dire che soluzioni politiche diverse non esistono perché non ci credo! Diciamo le cose come stanno:  é che nel nostro Governo – e solo li perché la maggioranza degli italiani li riporterebbe a casa domani stesso – non c’è la volontà di uscire dal conflitto e mi fa arrabbiare sentir dire che è necessario, così come mi fanno arrabbiare le espressioni di cordoglio del dopo (ma cosa potrai mai dire per consolare una madre che perde un figlio?) e ancora di più mi fa arrabbiare la disparità esistente nei pensieri e nelle parole degli uni e degli altri. La disparità con la quale i ragazzi si arruolano nell’esercito e vanno sul campo, in missione, credendo sinceramente nel senso di dovere e di appartenenza, mentre le decisioni che riguardano le guerre vengono prese da chi la guerra non l’ha mai vista e decide la sorte dei popoli comodamente seduto su una poltrona, tra un caffè caldo e una bibita fresca. La disparità nel mettere generosamente a disposizione la propria vita per un ideale, per servire la Patria e la “leggerezza” con cui le decisioni prese in passato, già sbagliate in passato, e già causa di molti morti, continuano ad essere sostenute e portate avanti quando oramai evidentemente sbagliate. La disparità di terminologia tra quelli che insistono a definirla Missione di Pace quando altro non è che una Guerra vera e propria con morti tra i soldati ma molti più morti tra i civili. Più di tutto é la disparità dei sentimenti che fa male.
Perché ho purtroppo il dubbio che “la partita  della guerra” si giochi ad un livello meramente economico e che le possibili soluzioni diverse siano soltanto soluzioni economicamente più svantaggiose e per questo non adottate, indipendentemente da chi da e perde la propria vita, l’unico valore che valga davvero la pena di difendere ad ogni costo, sia tra i soldati che nella popolazione locale coinvolta.
Basta esequie a Santa Maria degli Angeli. Torniamo a casa.

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