Un lavoro socialmente utile per i detenuti

Lunedì 14 Maggio 2012 00:00
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Avverto una ventata d'allegria che viene anche da un buon odore di ragù. Siamo vicini all'ora di pranzo. In cucina si adopera un detenuto, arrivato in permesso da San Vittore. E' oramai di casa e, se potesse, viaggerebbe con un'insegna: <Maledetta cocaina>. Non so cosa sia successo. L'hanno condannato a tre anni. Ha imparato a fare il cuoco in carcere. Il ragù è ottimo. (...)

Il Presidente Fontana* trova in Emilio lo spunto per denunciare il problema più spinoso: "Con la fine del servizio di leva, non ci saranno più neanche gli obiettori. Per noi é un buco drammatico. Non so come faremo. Bisognerà rafforzare le sinergie con il volontariato. Sai che stiamo ricorrendo anche alle bancarelle nelle piazze per reclutare volontari? Un'altra fonte di salvezza potrebbe essere il carcere. Penso a tanti detenuti giovani che languono nelle celle, fanno cattivi incontri e pessimi pensieri. Qui potrebbero trovare fiducia".

E' un tema, questo, che mi é particolarmente caro. I lavori socialmente utili per i detenuti non dovrebbero essere un'eccezione buona solo per certe parate politiche, bensì una consuetudine: ecco una prospettiva intelligente e positiva per la disastrosa situazione ambientale delle carceri. Ma chi se ne occupa?

"Noi disabili siamo un popolo di due milioni e mezzo di persone: le sezioni italiane sono settantadue".

 

Tratto dal libro di Candido Cannavò "E li chiamano disabili"

 

*Alberto Fontana, Presidente UILDM

http://www.uildm.org/servizio-civile-volontario-uildm/