Diverso da chi

Giovedì 06 Dicembre 2012 00:00
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Ogni volta che la cronaca ci sbatte in faccia bande di nazistelli che picchiano ebrei o gruppi di ragazzi che sbertucciano un compagno troppo sensibile fino a indurlo al suicidio, mi domando in quale anno, in quale secolo siamo. Davvero nel 2012, con tutti i problemi seri che abbiamo, ci sono persone che passano ancora il loro tempo a sfottere e minacciare chi è diverso da loro? Posso ancora perdonare una battuta stupida e conformista, pronunciata in un momento di debolezza e in ossequio a un cliché. Ma qui parliamo di giovani che trascorrono giornate intere a scrivere su un computer sconcezze astruse, a organizzare raid punitivi contro degli estranei, a godere della sofferenza inferta a un coetaneo che ha l’unica colpa di vestirsi in modo eccentrico. Quanti pregiudizi nasconde questo gigantesco spreco di energie, questo patetico proiettarsi nelle presunte miserie altrui per non essere costretti a fare i conti con le proprie paure e provare, finalmente, a crescere?

Se chiudo gli occhi, mi sembra di vederli sfilare al passo dell’oca: bulli, nazistelli, fanatici di ogni risma e colore. Avvinghiati alle loro patetiche certezze di cartapesta, al loro ridicolo senso del rispetto e dell’orgoglio tribale. Tanti Io deboli raggrumati in un Noi insulso. Li guardo e non mi fanno paura. Solo tanta pena. Spero che un giorno la vita li sorprenda davanti a uno specchio, costringendoli a vedere che siamo tutti sul medesimo albero. Anzi, che siamo l’albero, e chi dà fuoco a un ramo diverso dal proprio sta solo incendiando se stesso. Fonte

 

Commento:

purtroppo é pieno il mondo di questi. Ma anche i bulli "scolastici" la violenza l'hanno appresa da qualche parte e io penso sia in famiglia. Quando lo dico c'é sempre qualcuno che ribatte "Ma no! I genitori sono persone per bene." e io rispondo: "Si, all'apparenza per bene".

I figli non mentono: i bambini imparano ciò che vivono in famiglia. "Da un melo non può nascere un pero" diceva mio nonno.

Voglio raccontarvi un episodio. Qualche estate fà conosco un bambino di 6 o sette anni, villeggiante di Roma, che aveva talvolta violenti scatti di rabbia: capitò che anche in negozio picchiasse i genitori.  Ogni estate il bambino veniva in vacanza e intanto cresceva con questo problema irrisolto. I genitori sembravano persone serafiche, molto calme, ma per qualche ragione mi aspettavo che un giorno o l'altro la cosa si sarebbe chiarita.

L'estate scorsa infatti il papà viene un giorno da solo in negozio: mi chiede un prodotto, io non l'avevo. D'un tratto ha una reazione spropositata rispetto all'avvenimento, si arrabbia, mi prende in giro e io, che ero pronta ma non mi aspettavo quel tono e così tanta rabbia, rimango male per la violenza del tutto immotivata, gratuita. Chissà cosa si era scatenato in lui. Tra me e me dicevo: "eccolo qua, ecco da dove viene la violenza del bambino". 

Bastava aspettare.  

La violenza era della famiglia, non del bambino, che aveva soltanto "imparato dal suo papà".