Terraferma

Giovedì 22 Marzo 2012 00:00
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TERRAFERMA racconta un dramma attuale: quello dell’immigrazione clandestina. La tragedia di chi è sopravvissuto rimanendo a galla; il coraggio di chi rischia la vita per cambiare la propria storia e quello di chi pensa che prima della crudele legge dell'uomo venga quella antica e compassionevole del mare. E’ un atto d'accusa contro la strategia del terrore, che trasforma lo straniero in invasore. TERRAFERMA è l’approdo a cui mira chi naviga, ma è anche un’isola saldamente ancorata a tradizioni ferme nel tempo.

È con l’immobilità di questo tempo che la famiglia Pucillo deve confrontarsi. Ernesto (il "puparo" palermitano Mimmo Cuticchio) ha 70 anni, vorrebbe fermare il tempo e non vorrebbe rottamare il suo peschereccio. Suo nipote Filippo (Filippo Pucillo) ne ha 20, ha perso suo padre in mare ed è sospeso tra il tempo di suo nonno Ernesto e il tempo di suo zio Nino (Giuseppe Fiorello), che ha smesso di pescare pesci per catturare turisti, e scarrozza orde fameliche di spensierati vacanzieri. Il ragazzo vive con tranquillità la sua condizione, preoccupato solo dagli atteggiamenti della madre Giulietta (Donatella Finocchiaro), giovane vedova propensa ad affittare la sua abitazione ai villeggianti per guadagnare i soldi che finanzieranno la “fuga” dal paradiso. Quando Ernesto e Filippo soccorrono una zattera di migranti durante una battuta di pesca e portano a casa una donna incinta, Sara (Timnit T., non un’attrice ma una donna che realmente, nel 2009, fu tra le poche sopravvissute di 80 eritrei che avevano tentato di sbarcare a Lampedusa, ma erano stati respinti) e l'altro suo figlio, Giulietta mal sopporta quella pericolosa convivenza forzata. Ernesto li ha accolti per l’antica legge del mare e poi, in fondo, Giulietta e Sara hanno lo stesso sogno, un futuro diverso per i loro figli. Ma la nuova legge dell’uomo non lo permette e tutti sono messi di fronte ad una decisione che segnerà la loro vita…

TERRAFERMA è la terza opera che Emanuele Crialese, romano, classe 1965, dedica al mare della Sicilia in un'instancabile ricerca estetica avviata con “Respiro” (2002). Qui Crialese traduce in termini cinematografici le ferite dell'immigrazione e delle politiche migratorie, invertendo la rotta (ma non il miraggio…) del transatlantico di “Nuovomondo” (2006).

TERRAFERMA drammatizza un conflitto etico-giuridico fra l'antica, millenaria legge dei pescatori (“non si lascia mai nessuno in mare”) e la brutalità di una legge, come quella italiana, che invece infrange quel comandamento e trasforma chi soccorre e raccoglie un naufrago senza permesso di soggiorno in un criminale perseguibile per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. TERRAFERMA racconta il conflitto tra la nostra umanità e il nostro egoismo, tra il cuore e la legge; riesce ad abbandonare la cronaca per sostituire i numeri e le immagini anonime dei telegiornali con una storia, dei volti, delle emozioni, con quella verità che il cinema sa creare molto più delle immagini reali della televisione. Gli arrivi dei clandestini e la regola nuova del respingimento: la negazione stessa della cultura del mare, che obbliga al soccorso. TERRAFERMA è un film di confini: quello fra il mare e il continente; fra un lavoro antico come la pesca e le sirene della modernità; fra le leggi del mare e quelle scritte, imposte da chi viene da lontano, da chi non vive in un mare ormai privo di pesci ma pieno di uomini disperati. Nel film si parla di un mondo in contrasto fra chi viene dalla terraferma per turismo e porta ricchezza e chi arriva alla ricerca di una nuova vita, verso un “nuovo mondo”. In fondo sono sempre uomini, spogliati di tutto diventano confondibili, tanto che la consueta immagine di un barcone strapieno di immigrati in mezzo al mare che spuntano ovunque e si buttano, sul manifesto del film diventa quella di un gruppo di turisti che ballano e cantano.

Quando si parla d’immigrazione si rischia spesso il politicamente corretto o il suo opposto. In TERRAFERMA si arriva all'essenza del rapporto fra gli uomini, quello che segue l'istinto di porgere la mano all'altro in difficoltà, ad aiutarlo, a rispettare le leggi del mare. E non le attuali leggi degli uomini, che proprio nel mare lasciano annegare la speranza di un mondo ancora capace di salvare, salvarsi, attraverso l'altruismo, la pietà…

TERRAFERMA è stato presentato in concorso alla 68esima Mostra del cinema di Venezia 2011, dove ha meritato il Leone speciale della Giuria. 

 

Commento: grande film, sono ammirata dalla bravura di Crialese, dalla bellezza del soggetto e della sceneggiatura, che pur con parole e concetti semplici da vita ad un film forte, di grande impatto emotivo. Mi rimane però una sola domanda: perché Timnit non era a Venezia? Non l'ho vista sulle foto ufficiali.

 

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