I posti di potere sono pieni di gente corrotta e ricattabile

Martedì 17 Novembre 2015 00:00
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Cara Olga,

sono una collega giornalista.
Ho letto il libro tutto di un fiato, ieri.
Ho “sentito” il tuo dolore e l’ho visto molto simile al mio, di qualche anno fa.

Il potere, quando non viene vissuto come servizio agli altri, genera “mostri”. Le prime vittime sono queste persone, schiave delle loro passioni, corrotte dalle scelte sbagliate che hanno fatto, spinte in modo compulsivo a corrompere gli altri.
I posti di potere nel nostro Paese sono pieni di questa gente. Che non è lì per caso. È lì proprio perché corrotta dalle passioni, ricattabile, facilmente manipolabile dalle persone che stanno sopra di lei, obbediente per forza.

È un sistema che va rifiutato radicalmente. Non c’è spazio per scendere a compromessi.


Quando si è troppo giovani non si capisce e non ci si è accorge di chi si ha davanti e si incappa in queste persone che inevitabilmente ti trascinano nel loro inferno.
Quando si ha fatto esperienza, sulla propria pelle, si riesce a riconoscerli all’istante e ad evitarli. Qual è il prezzo? Nessuno.

L’illusione di cui le donne sono vittime è di avere qualcosa da perdere: una posizione, un lavoro, una carriera, i propri sogni gloria, le proprie ambizioni.
È il punto debole su cui si attacca il ricatto. L’unica possibilità di vittoria è non avere nulla da perdere. In nessun istante, mai. Solo così si evitano le trappole. Perché qualora, al contrario, si accetti il “gioco perverso”, nutrito dalle proprie ambizioni e dalle debolezze altrui, non c’è via di uscita “interna”, trattativa possibile.

Dunque non bisogna aver paura di perdere il posto di lavoro o la carriera. Perché se si agisce con giustizia e dignità, a salvaguardia di quello che di più prezioso abbiamo – chiamala “anima” se vuoi, o integrità personale, propria e degli altri – una soluzione poi salta fuori. Meglio di quella che abbiamo lasciato. E noi siamo già più avanti, più solide, più forti, più resistenti alla vita, con depositato dentro, finalmente, il lasciapassare per la gioia.

Non siamo qui, in questo lasso di tempo terrestre, per lavorare. Siamo qui per vivere con dignità, salvaguardando l’integrità, il bene, la giustizia. Il resto è accessorio. Anche il lavoro, a cui noi giovani donne teniamo – tenevamo? – così tanto. Tanto da attrarre “mostri”, questi impauriti, ossessionati, che non hanno saputo – quando è toccato a loro – dire un fragoroso “no”. E si sono persi. Pensa quanta paura c’è nel cuore di questi. Che devastazione. Per cosa?

Libertà e dignità sembrano, di primo acchito, avere un prezzo insostenibile. In realtà non è così. Perché il loro sapore è dolce, più dolce di qualunque altra cosa. Ed è solo a partire da esse che si può costruire qualcosa di veramente buono, qualcosa di valido, per sé stessi e per gli altri. Il resto è solo allucinazione, gioco di ombre, effimero, inconsistente.

Vale il metodo con cui si ottengono le cose, più che le cose che si ottengono. La strada è sempre e solo in salita, una sorta di ascesi. Ma l’alternativa è la discesa agli inferi. L’abbiamo già valutata e deciso che non fa per noi.

Un abbraccio a te e alle altre

Francesca

Fonte


Commento:

Questa giornalista é un'Anima bella. Una grande saggezza, comprensione delle cose del mondo ed equilibrio, origine della sua forza interiore. Non ha paura di perdere niente perché sa cosa c'é di importante da salvaguardare, prima di tutto, ed ha fede che il resto venga in automatico da produzione universale, quella cosa indecifrabile alla quale, affidandosi con fede, provvede da sola alle necessità non a carattere egoistico dell'umanità. In una vita precedente poteva essere un Maestro (per chi crede nelle vite precedenti, come me).

Credo che il senso della nostra esistenza possa essere l'esatto contrario di ció che fanno queste persone mettendosi al servizio del potente di turno. Mettersi al servizio del potere genera insoddisfazione e rabbia, un profondo senso di ingiustizia; al contrario mettersi al servizio della fragilitá ed essere utile a qualcuno provoca una sorta di gioia e di gratitudine.

Condivido lo scritto di questa giornalista ringraziandola, ringraziando Olga che l'ha divulgato e spero un giorno di conoscere entrambe.

Sarebbe un privilegio.