Fondazione Mia Martini

Venerdì 02 Novembre 2012 00:00
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“Sono state dette e fatte tante cattiverie nei confronti di Mia. Molti sciacalli hanno speculato sul suo nome, infangando il suo modo di essere. A cominciare dalle case discografiche, che quando era in vita le inflissero penali salatissime solo perché lei non voleva seguire i loro percorsi commerciali, fino al Premio Mia Martini che fanno ogni anno a Bagnara Calabra, in cui arrivano a chiedere intorno ai 500 euro ai ragazzi che si iscrivono. Beh, voglio mettere fine a questa speculazione e ridare a Mia ciò che merita”.

A parlare è un’agguerritissima Leda Bertè, sorella maggiore della cantante di origini calabresi, che ha deciso di dar vita alla Fondazione Mia Martini, presentata oggi a Roma. Con questa iniziativa, patrocinata dalla Provincia di Roma, vuole “costruire una casa” definitiva in cui accogliere il lavoro artistico e il ricordo di Mia Martini, nome d’arte di Domenica Bertè.

 

“Prima cosa, vogliamo creare un archivio definitivo degli oggetti appartenuti a Mia – ci ha raccontato Leda – In questi giorni stiamo catalogando i vestiti, gli scialli, i cappelli, ma anche le magliette con lo stemma del Napoli. Non tutti lo sanno, ma lei era un’accanita tifosa di questa squadra. Poi abbiamo già messo insieme tutto il materiale inerente il suo lavoro, spartiti scritti a mano, fogli segnati con accordi di chitarra e piano. Sì, perché Mia non era solo un’interprete, ma anche una musicista preparata”.

La Fondazione si occuperà inoltre di valorizzare progetti musicali emergenti, sviluppando soprattutto proposte artistiche al femminile. Leda e i suoi collaboratori hanno pensato anche a un’iniziativa volta al recupero psicologico delle donne che subiscono violenza, sempre attraverso il linguaggio musicale.

“Come donna del sud sono molto colpita dalla violenza crescente nei confronti delle donne. Dall’inizio dell’anno ne sono state uccise più di cento, mi pare, quasi sempre in ambito familiare. Mi ha commosso tantissimo la morte di una ragazza di Rosarno che aveva denunciato la ‘ndrangheta. E poi si è uccisa ingerendo acido muriatico perché la sua vita era diventata impossibile. Per questo, insieme allo psicoterapeuta Rocco Martini, abbiamo deciso di attivare un percorso di recupero psicologico per le donne che subiscono violenza e persecuzioni. Un lavoro di sostegno che passa attraverso la musica. È una cosa che ci piacerebbe estendere anche ad altri Comuni”.

Leda conferma il fatto che Mia abbia vissuto un’infanzia di sofferenze dovuta alla severità di un padre-padrone. Ecco perché nelle canzoni che interpretava ha sempre cercato di dar voce alle donne e alla condizione femminile. E ha attraversato momenti difficili anche a livello psicologico a causa delle cattiverie nei suoi confronti che la portarono a un allontanamento dalle scene. Qualcuno, infatti, mise in giro la voce che portasse sfortuna.

“Ancora appaiono in televisione i personaggi che hanno diffuso queste chiacchiere, ogni tanto li vedo. Un giorno farò anche i nomi. Sono loro che hanno contribuito a suo tempo all’isolamento di Mia. I media, poi, non le hanno più permesso di comunicare con il suo pubblico. Mi ricordo che anni dopo ci provarono anche con Marco Masini, per fortuna non ci sono riusciti”.

Ancora per un po’ di tempo la Fondazione avrà sede a casa di Leda che è pensione e ci racconta che da circa 9 mesi ha una nipotina che si chiama Mia. Con il contributo del Comune di Roma spera al più presto di trovare una collocazione degna nella Capitale. Leda è una donna combattiva, ma molto schiva. Per scelta è rimasta sempre defilata rispetto alle artiste della famiglia, Mia e Loredana. “Mi ricordo quando le mie sorelle negli anni Settanta uscivano con Renato (Zero, ndr). Mia copertissima e Loredana mezza nuda. Portavano vestiti buffissimi, li chiamavo ‘il trio monnezza’”.

A proposito di Loredana, le chiediamo se anche lei farà parte di questo progetto. “Mi ha detto che non si sente pronta per partecipare all’iniziativa. Mi son un po’ arrabbiata con lei perché deve uscire dalle quattro mura in cui si è rinchiusa. Deve incontrare la gente e continuare a curare i rapporti con i suoi fan. Io sono sempre stata una sorella maggiore discreta, che è intervenuta nelle loro vite solo quando ce n’era bisogno. Se per adesso questa è la sua volontà, la accetto e vado avanti”.

 

Commento:  invio questa mail sul sito del Premio.

Leda, grazie, é tutto molto condivisibile.

Volendo occuparsi di donne un piccolo contributo iniziale potrebbe rigardare l'immagine di quella donna a seno nudo sul sito ufficiale del premio ...  secondo me c'entra poco con Mia.

Perché questa scelta? Oppure é un'idea del web designer?

 

Risposta:

cara Valeria,

il premio non viene gestito dalla fondazione Mia Martini, che salutiamo con gioia la sua nascita.
Il premio viene organizzato dall'associazione cultura e spettacolo di bagnara calabra, città natia della grande mia.
La donna che vedi e una sirena.. Bagnara e la città delle sirene.. e vuole essere un omaggio alla donna di Bagnara (la bagnarota) che mimi  si definiva degna rappresentante...
Cordiali saluti.
(firmata)
Rispondo via mail:
 
La ringrazio per la sua risposta.
 
Ho trovato sul sito del comune la favola di Gaziano, della Dea Teti e della fanciulla sirena emersa dal mare. 
Ho anche cercato (e trovato) questa bella descrizione delle bagnarote: 
http://www.comunebagnara.it/bagnarota.asp
 
Alla luce di quanto sopra l'immagine scelta rende giustizia alla favola ma non a queste donne. 
Le Bagnarote non sono sirene, sono lavoratrici, grandi lavoratrici, e se ho capito bene per un periodo parte dell'economia locale si basava sul loro lavoro. Nelle foto storiche vengono ritratte con grandi ceste in testa.
Io credo che Mimì volesse somigliare a queste donne.
 
Sa, Sig. ..., é bello essere una donna. E' bello avere questa parte così femminile. 
Ma é ora che gli uomini comincino a valorizzare anche "il dentro" dell'involucro esterno, perché c'é anche quello.
Mimì era una grande donna, bella e femminile, ma la sua caratteristica principale era un gran cuore e ... una testa pensante. 
Nel sito dedicato al suo premio, forse, una sirena non é il massimo.
Ma questa é soltanto la mia opinione. 
 
Grazie ancora per avermi scritto. 
Cari saluti