PI GRECO

Domenica 07 Novembre 2021 00:00
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Storia di un professore di matematica che un giorno, per spiegare a una classe parecchio rumorosa e maldisposta il Pi greco, disse più o meno questo:


«Il Pi greco, come sapete, è il rapporto tra la circonferenza di un cerchio e il suo diametro. Se mettete in fila tre diametri, ottenete “quasi” la circonferenza, poiché ne manca un pezzettino. Piccolo, piccolissimo, ma manca.

Il Pi greco ci parla di noi, ci dice cosa siamo: esseri imperfetti, destinati per l’eternità a cercare qualcosa che ci manca. Per secoli si è cercato di determinare in modo finito quel decimale che manca, ma si è scoperto che quel numero è … infinito.


Ogni giorno ci svegliamo e sentiamo che dovremmo magari dire quella cosa a quella persona, riparare a quell’errore, rifare un po’ meglio ciò che abbiamo fatto di fretta e male, e facciamo calcoli e progetti, tentativi, e a volte siamo così bravi e fortunati da trovare un numero in più, avvicinarci di un decimale, ci sembra che la felicità sia più vicina. Poi però qualcosa dentro di noi ci dice che non siamo ancora arrivati, che non era questo che cercavamo.

Un giorno, di solito dopo aver conosciuto qualche dolore, ci rendiamo conto che ogni numero che a volte troviamo è di fatto sempre più piccolo, che ogni decimale dopo la virgola è sempre più infinitesimale. E questo ci dice che voi ragazzi – che probabilmente pensate alla felicità come qualcosa di grande, che una volta che ce l’hai è fatta – più andrete avanti più vi renderete conto che a toccarvi nel profondo, a farvi sentire completi, basta il gesto piccolo e immenso di non smettere mai di cercare».

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