Santiago de Compostela: il viaggio nel cammino

Lunedì 04 Febbraio 2013 00:00
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Massimo ha 46 anni anni, vive a Campoverde (Lt) ed  è infermiere.
A giugno dello scorso anno ha intrapreso un viaggio, un’esperienza affascinante che  spero un giorno di poter fare anch’io: il Cammino di Santiago.

Lo incontro una sera, in negozio, grazie al mio meraviglioso “contatto” Federica (una sua cara amica). Perché lui di fondo è un po’ timido e se non ci fosse stata lei a far da tramite, dubito che sarei riuscita ad avere questa bella storia da raccontare ...

 

Allora Massimo, raccontami del tuo viaggio.
Ho conosciuto il Cammino per caso, frequentando i siti che se ne occupano.

E cosa ti aveva colpito?
Una cosa in particolare non c’è . E’ stata forse la novità, sentire che centinaia di persone l’avevano fatto, la voglia di partire e fare un viaggio particolare: in seguito io l’ho definito “il viaggio nel cammino” perché c’è un viaggio continuo ...

Cosa si scopre in questo viaggio?

Niente di particolare ma il bello è che ogni mattina ti alzi come se la giornata fosse identica a tutte le altre, e invece il semplice incontro e sguardo con un’altra persona  fa si che quella giornata diventi irripetibile,  diversa da quelle passate e a venire. Noi eravamo in due, il mio amico ed io … e bastava poco, davvero poco.  E’ un’emozione che non sei in grado di descrivere, o forse sono io che non riesco, credo bisogni  necessariamente viverla in prima persona.  

 

 

Quanti km hai percorso e ci sono più vie?

Noi abbiamo scelto di fare il percorso classico (il cammino francese)  e siamo partiti da  S. Jean P. de P. per arrivare a Finstèrre,  sono circa 900 km, prevalentemente sterrato.  Ti ho portato delle guide: questa è scaricabile on-line dal sito www.pellegrinibelluno.it  e come vedi il percorso è diviso in due parti; così se si  desidera spezzarlo, magari per questioni di tempo, si può  percorrerne un pezzo e in seguito, anche tempo dopo, finirlo con la seconda parte. Ci sono siti e forum di discussione interessanti: il più conosciuto è  www.pellegrinando.it  (Le guide mostrano le diverse vie attraverso le quali si giunge a Santiago.)

E la durata?
Per chi va a piedi bisogna contare all’incirca 35 giorni mentre per chi sceglie la bici 15. Ma il discorso del tempo è relativo: non è  “la corsa ad arrivare a Santiago”  è vivere il cammino. Ad esempio sul percorso abbiamo incontrato persone con disabilità o problemi di deambulazione: immagina quanto sarebbe durato il loro viaggio, molto più a lungo. Chi sceglie di andare a piedi vuole farlo con calma; chi va in bici ha meno tempo a disposizione. La scelta viene fatta a partire dalla propria realtà, c'é da fare i conti con gli impegni di casa e lavoro.

Quali difficoltà incontri nel percorso?
Quelle relative ad ogni singola situazione,  molto diverse, e direttamente proporzionali a quanto si sta sul cammino. Per chi parte a piedi ci sono problemi legati al camminare e all’allenamento fisico: i pellegrini hanno lo zaino in spalla, i primi giorni è un grande peso. E’ necessario  identificate le scarpe adatte, e una volta  trovato l’andatura ottimale il problema più grande è arrivare alla meta giornaliera prima di essere troppo stanchi.  Per chi va in bici il problema più grande è il guasto meccanico perché, se succede, non sei organizzato per proseguire a piedi. Hai più bagagli, sacche a lati del portapacchi, il necessario per la manutenzione della bicicletta:  proseguire con questi pesi é praticamente impossibile.  Ci sono anche percorsi alternativi asfaltati, chi va in bici può decidere di seguire quelli, ma io ho preferito fare fedelmente ciò che si fa a piedi;  a causa delle strade impervie spesso non sono riuscito a pedalare,  la bici la spingevo. Lungo il cammino poi non si trova niente di turistico; nell’entroterra del nord spagnolo, in alcuni posti, gli abitanti vivono come si viveva da noi trent’anni fa.

E come ti sei rapportato con queste persone?
In realtà non ho incontrato molte persone. Una volta attraversate le grandi città del nord della Spagna  -Pamplona, Logrono, Burgos e Leon- che percepisci in maniera fastidiosa proprio perché sei abituato ad una sorta di lentezza e di solitudine,  per il resto nelle lunghe tratte si incontrano solo paesini; se ne hai bisogno trovi da dormire e li conosci qualcuno, altrimenti non sempre si incontrano persone. Non che sia un problema perché le indicazioni per il cammino – la colonnina con la conchiglia su maiolica blu e la freccia gialla -  sono ovunque. Nei pochi locali aperti, che sembrano dei bazar (si trova dall’alimentare al casalingo) le persone sono ospitali perché  ci riconoscono. 

Vi riconoscono grazie alla conchiglia?
Si, il pellegrino viaggia con la conchiglia, la mette sullo zaino o sul manico del bastone, ma non è per quello, i pellegrini si riconoscono.   “Ultreya!” è il saluto che i pellegrini  si rivolgono tra loro: è di incoraggiamento e significa “sempre avanti”. Ma ci sono altri simboli e cose da fare:  la conchiglia ora si vende ma al principio il rito consisteva nell’arrivare a Finistèrre, sull’oceano, bruciare un indumenti portato nel cammino, fare il bagno e infine raccogliere la conchiglia, il segno che eri arrivato a destinazione. Un’altra abitudine riguarda la Croce di ferro che si trova in Galizia: dall’inizio del cammino si parte con una pietra e un messaggio da  portare fin sotto la croce, dove lo si lascia con un’intenzione e una preghiera.  Il senso del bruciare l’indumento è come mettere fine al cammino,  mentre il bagno è per avere un senso di purificazione.

Il periodo migliore, secondo te?
Noi siamo partiti i primi 15 giorni di giugno 2012. Credo che il periodo migliore possa essere l’estate anche se ho sentito dire che ad agosto è difficoltoso trovare da dormire, per la grande affluenza di persone.

Originariamente  perché si faceva il Cammino di Santiago?
Dovrebbe nascere nel periodo della colonizzazione spagnola da parte dei mori, terra che poi fu liberata - si dice - grazie anche all’intervento di San Giacomo, che proteggeva gli spagnoli in guerra per la liberazione.  C’é anche un’altra versione, un’altra storia. Giacomo era uno dei 12 apostoli, come il fratello Giovanni evangelista. Dopo la resurrezione di Cristo vagò per molti anni nella penisola iberica annunciando il messaggio e riornato in Palestina fu decapitato ad opera di Erode Agrippa, che temeva  un suo eccessivo potere. I suoi discepoli presero il corpo e segretamente lo riportarono in nave nei luoghi dove predicò, giungendo a Finstèrre e dandogli sepoltura in Galicia. Si perse però la traccia del sepolcro sino a quando un eremita, Pelayo, vide un giorno una pioggia di stelle cadere in  un punto preciso di un colle, e San Giacomo, apparsogli in sogno quella notte, disse che quello era il luogo della sua sepoltura. L’abate di allora diede ordine di rimuovere la terra accumulata nei secoli e si scoprì il sepolcro; il Vescovo certificò la veridicità dell’accaduto e una piccola chiesa venne costruita:   così cominciò il culto. Il nome è la contrazione di San Giacomo e “Compostela” nasce da campus stellae. Le spoglie di S. Giacomo sono all’interno della cattedrale. I pellegrinaggi venivano iniziati a partire dalla propria casa, facendo testamento prima a causa delle difficoltà e dei pericoli che si incontravano sul percorso (non ultimi i briganti) e poi si partiva; nel medioevo  alcuni morivano lungo il cammino. All’inizio era prevalentemente religioso ma con gli anni le ragioni sono cambiate.  Oggi si fa con diverse motivazioni.

Com’è il paesaggio lungo la strada?
Dalla Francia bisogna varcare i Pirenei e tutta la Spagna del nord con Navarra, Rioja, Castilla Leon e la Galizia … tutto in quota, in media 500/600 mt sul livello del mare, sino ad arrivare a 1200 mt; il punto più alto è all’ingresso della Galizia. Si trovano boschi, tratti pianeggianti con immensi campi in parte coltivati a cereali, quello che viene definito il “granaio di spagna”. Si percepisce la differenza delle regioni attraversate.

Quindi è anche faticoso?
Io vado normalmente in bici, lo faccio come sport, e ti assicuro che ho sottovalutato la difficoltà.

Che bicicletta avevi?
Una mountain bike in alluminio (lega leggera n.d.r.) con freni a disco perché sulle discese frenano bene, e non affaticano le mani, sull’impugnatura. La mountain bike era carica di bagagli e anche il portapacchi è fondamentale: la bici deve avere determinate caratteristiche sennò, con le sollecitazioni, si rompe.

Quindi ritieni meglio andarci a piedi?
Sono situazioni e scelte personali: ho sentito centinaia di pareri ma io resto sempre in silenzio, non so scegliere. Un mese di tempo è il regalo più grande che una persona possa farsi ma bisogna fare i conti con la realtà. Gruppi su facebook,  in contatto con pellegrini in partenza,  consigliano di fare il Cammino  dall’inizio, altri di farlo per metà e poi riprenderlo in un secondo tempo;  fare solo la seconda metà equivale ad averlo fatto e poi è difficile che lo si rifaccia dall’inizio, non lo si fa più. La bici permette invece di fare tutto in minor tempo, ma mai “di corsa”, significherebbe perderne il senso.  Il cammino finisce nel momento in cui arrivi e quindi è meglio rimanerci il più a lungo possibile. Ecco, se c’è una differenza tra chi va a piedi e chi va in bici forse è proprio questa: la lentezza e la condivisione del tempo. I tempi sono completamente diversi, una proporzione uno a tre. Mi spiego:  se oggi, in bici, faccio tappa in un punto e condivido la cena con una persona, domani è certo che non la rivedrò più; ma se sono a piedi avrò più possibilità di incontrarla ancora.

Che rapporto c’è con gli altri pellegrini?
Di grande rispetto. Puoi  trovarti a dormire in un letto a castello con sconosciuti che vengono dell’altra parte del mondo e la mattina scoprire che sono già partiti, mentre tu non te ne sei nemmeno accorto.  La sera si cucina e si mangia insieme; a volte trovi alimenti  lasciati dai passaggi precedenti, a disposizione di chi arriva. E’ bello.


Come sono gli ostelli?

Sono strutture religiose o comunali; grandi camerate ordinate, pulitissime, con tanti letti a castello o letti singoli.  In alcuni casi i gestori sono persone che inizialmente avevano fatto il cammino e poi hanno deciso di cambiare  vita: si sono trasferiti e hanno aperto strutture o servizi per i pellegrini.

Quanto costa dormire?
Il pernottamento varia dai 5 ai 10 euro; in alcuni posti c’è offerta libera.  Il viaggio in sé non costa molto, l’incidenza sui costi è data dal viaggio di avvicinamento in aereo.

Si trova cibo vegetariano e vegan?
Io non lo so, perché non ci ho fatto caso, ma leggendo qua e là sui siti trovo pellegrini che rispondono “assolutamente nessuna difficoltà”.

Come organizzavate la giornata e le tappe?
Partivamo verso le otto, senza troppo programmare. L’unica preoccupazione era arrivare entro una certa ora perché alberghi e ostelli hanno una regola non scritta per l'alloggio: non essendoci prenotazione danno precedenza ai pellegrini a piedi, ed è comprensibile. Chi ha già percorso a piedi 30 km arriva stanco e, se non c’è posto, non può andare all’albergo successivo, che dista magari un paio di km, mentre chi è in bici ce la può fare. Chi va a piedi percorre di media 30 km al giorno; chi è in bici 70-80 km.

Per uno che non ha preparazione è impossibile!
A piedi la difficoltà maggiore è lo zaino: c’è la raccomandazione di non superare il 10% del peso corporeo. E La scelta della scarpe è importantissima! Ma sai che già sui Pirenei  (all’inizio, n.d.r.)  ho trovato persone che si curavano le vesciche? Il terreno non è asfaltato, sono stradone sterrate e lunghi i tratti dove c’è pietra, fango, sassi, di tutto. Le scarpe devono essere comode, affidabili, già usate ampiamente prima.

Qual’é la sensazione prevalente mentre viaggi sul Cammino di Santiago?
Si ha modo di pensare molto alla propria vita, alla propria dimensione, a chi incontri. La sensazione che emerge è la condivisione con il mondo intero di emozioni ed esperienze comuni, persone probabilmente spinte da motivazione diverse, ma che si ritrovano a vivere l’esperienza con lo stesso spirito che anima il viaggio, lo stesso piacere che il cammino da.

C’è qualcosa che ricordi con piacere?
La solidarietà, l’aiuto gratuito che ci si da vicendevolmente.

E poi sei arrivato …
Sono arrivato e sono rimasto tre giorni a Santiago, sinceramente, troppi. Era troppo turistica e poi in un giorno puoi vedere quasi tutto. Per giorni fai il cammino, hai in testa l’arrivo, e quando ci sei ... la cattedrale è maestosa, sei come ovattato, per un attimo pare di essere in un altro pianeta. Nei giorni successivi  riguardando le foto del giorno d’arrivo mi sono accorto di non avere foto della cattedrale. Strano no?

Grazie. Come la chiudiamo questa intervista?
(ride). Con la speranza di un prossimo cammino?

Ah, perché, vuoi farne un altro?
Ma certo! Riparto quest’anno, forse giugno o luglio.

Non basta un solo cammino?
 … no. L’emozione che ti da il cammino una persona vorrebbe viverla costantemente, tutti i giorni, tutto l’anno.

E’ perché si sta bene?
Si! Stai meglio di come stai normalmente.

Grazie Massimo, grazie per aver raccontato a me la tua esperienza.
Questo è il percorso con i timbri dei passaggi nei vari luoghi e il diploma rilasciato all’arrivo. Ho tenuto anche un diario ma quello è personale …

E allora non ti chiederò niente, anche se mi piacerebbe …

 
v.b.

 

Nota: se qualcuno di voi desidera contattare Massimo per informazioni e chiarimenti sul Cammino lui ne è felice e questa è la sua mail: Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.  - Tutte le foto pubblicate sono sue: grazie!


“Il pellegrinaggio ha senso se fatto a piedi; è un avvicinamento lento, un tempo: non solo il raggiungimento della meta. Il pellegrinaggio ha a che fare con la solitudine, è perdersi per ritrovarsi.” Erri De Luca