Chi é lo sceneggiatore?

Giovedì 31 Gennaio 2013 00:00
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Se siete venuti a questo corso dev’essere perché non sapete cos’è uno sceneggiatore. E allora ve lo dico io: è un essere condannato alla frustrazione e all’insuccesso.

Per anni vi troverete a scrivere storie di cui a nessuno importa nulla. Storie meravigliose, personaggi affascinanti che verranno buttati via senza che nessuno li legga o, se li legge, senza che li capisca. Questo vi attende!

Poi certo, prima o poi un giorno accade.

Dopo anni e anni, trovate qualcuno che dice “la tua storia mi piace”. Beh, sappiate che la gioia durerà tre secondi, perché la frase successiva è sempre: “ci sono solo alcuni piccoli cambiamenti da fare”.

Da quel momento sarete assaliti da un plotone di suggeritori. Editor, produttori, registi, montatori, segretarie, attori, mogli degli attori, mariti delle attrici, distributori, semplici passanti: tutti accomunati da un solo obiettivo, distruggere la vostra storia coi loro consigli.

Se poi per caso siete così geniali da saper difendere la vostra storia trasformando quei consigli sballati in miglioramenti, sapete quale sarà il risultato? Eccolo: ci sarà un plotone di persone che va in giro per Hollywood dicendo a tutti “la sceneggiatura faceva schifo, l’ho salvata io”...

 

Poi iniziano le riprese, la vostra storia verrà ulteriormente peggiorata grazie al contributo di registi, attori, montatori, produttori e panel di spettatori che decidono quale dei due finali montare (mai quello che avete scritto voi, è ovvio). Ma se per caso -e sottolineo per caso- avete scritto una storia così meravigliosa che dopo anni di sabotaggi sistematici riesce ancora a diventare un film decente, sapete che cosa succederà?

Tutti diranno che gli attori sono bravi, il regista è bravo, e il produttore è coraggioso. Qualcuno, più tecnico, noterà la stupenda fotografia e il montaggio serrato.

Di voi non si ricorderà più nessuno perché la sceneggiatura è come il pancreas: ti accorgi che esiste solo quando non funziona. Voi sapete chi ha scritto i film di Frank Capra? No, e siete aspiranti sceneggiatori, figuratevi gli altri.

Al massimo dei massimi, nei casi più fortunati, all’uscita del film qualcuno si ricorderà di voi dicendo “i dialoghi sono belli”.

Sappiatelo: quello sarà il momento di peggiore mortificazione. Perché il dialogo è appena il 10% di quel che avete fatto. Voi avete inventato la storia, le scene, le azioni, le personalità dei personaggi, la trama; voi avete suggerito i vestiti, i gesti degli attori, le location. Siete voi che avete scritto a pagina 62 che l’attore sale su un certo modello di automobile nera e per la fretta gli resta un pezzo di impermeabile color crema fuori dalla portiera. Chi mai lo saprà?

Il film è già tutto nel copione. Voi siete i veri autori della magia, e nessuno lo sa. Al massimo siete quelli che scrivono i dialoghi.

La domanda a cui ora dovete rispondere è una sola: tutto questo vi piace?

Per conto mio, lo trovo stupendo. Perché quel che mi interessa non è andare alle feste, non è incrementare la mia vita sessuale, non è vedere il nome sui giornali né i miei vicini che mi sorridono perché faccio i film.

Quel che mi interessa è godere della magia della creazione. Ma questa magia non si dà più quando sei appagato, felice, e realizzato.  E’ una magia che si compie solo finchè ti senti frustrato, quindi hai la necessità interiore di sedurre il mondo. La creatività è un motore che va a frustrazioni, rogne, umiliazioni & fallimenti.

Il mestiere di sceneggiatore fornisce queste indispensabili materie prime con salutare continuità.

Se è questo che volete, a domani. Sennò, datemi retta: lasciate oggi questo corso. Buona giornata.

 

Questo è il testo della prima e ultima lezione di sceneggiatura tenuta da C.Craven nel 1987. Il corso fu soppresso perché il giorno dopo non c’era nessuno.  www.bonifacci.it

 

Commento:

non trovate meraviglioso il discorso di Craven?

E' l'antitesi dei pensieri e delle motivazioni che muovono il mondo in cui opera. E' forza creatrice pura.

Sarà per questo che funziona: nei due diversi modi di essere c'é il completo, come per lo yin e lo yang.