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di Valeria Ballarati

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Costruiamo la pace

Casus belli

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Alla luce dell'evidente straordinaria efficienza dell'intelligence israeliana, credo sia matura una considerazione su quanto è avvenuto il 7 ottobre 2023 e su ciò che ne è conseguito.

Le stranezze intorno all'iniziale successo di Hamas sono saltate agli occhi immediatamente: nessun sentore del possibile attacco (oggi sappiamo che c'erano stati avvisi e che sono stati trascurati), nessuna rilevazione iniziale dell'attacco stesso, ed un incredibile ritardo ad allerta avvenuta nell'intervento delle forze armate, che restano immobili per ore.

Per evitare semplificazioni "complottiste" era giusto sospendere il giudizio e cercar di capire meglio. Magari negli ultimi anni il mitico Mossad aveva subito un tracollo inaspettato e Hamas aveva approfittato di questo momento di debolezza.

Solo che questa interpretazione è del tutto incompatibile con un Mossad che pianifica meticolosamente un attacco a Hezbollah, intervenendo nella catena di distribuzione di cercapersone e walkie-talkie, e attende tre anni (l'esportazione in Libano inizia nel 2022) il momento giusto per sferrare l'attacco; e ciò è seguito immediatamente da bombardamenti in profondità con bombe antibunker, calibrate in modo da raggiungere esattamente le posizioni delle sedi di Hezbollah (Nasrallah è stato ucciso lanciando un attacco simultaneo con 80 bombe bunker-busting MK-84s da 2000 libbre (una tonnellata l'una).

Dunque, no, il Mossad non era affatto collassato nell'inettitudine e nella neghittosità.

L'interpretazione che rimane è, oramai, cogente quanto possono esserlo le interpretazioni della storia corrente: Israele (almeno una parte dello Stato Maggiore dell'esercito e del Mossad, certamente incluso il capo del governo) ha predisposto il terreno affinché un attacco di Hamas riuscisse a fare danni abbastanza gravi da produrre quella legittimazione morale di cui avevano bisogno per reagire in maniera terminale.


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Antoine de Saint-Exupéry

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Nella ricorrenza della nascita dell'autore del mio libro preferito, mi piace ricordarlo con le parole di tanti anni fa; le trovate ancora nel Menu qui a destra, alla voce Letture consigliate.


Il Piccolo Principe

Antoine de Saint Exupéri - Bompiani

Perché il Piccolo Principe è il mio libro preferito rimane un mistero.

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Diventare musica

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di Vito Mancuso, filosofo e teologo

La musica non riguarda solo i musicisti: riguarda tutti noi. Io che scrivo e voi che leggete non dobbiamo essere altro che musica. Siamo suoni, ma dobbiamo diventare musica. Il senso dell’essere qui, per lo meno da come l’ho compreso finora, è accordare i nostri suoni: dapprima ponendoli in una successione tale da produrre una melodia, cioè la nostra musica interiore, e poi cercando di armonizzare la melodia ottenuta con quella del mondo e degli altri viventi. Questa armonizzazione tra la nostra musica interiore e quella del mondo e degli altri viventi si chiama religio. La religio (uso il termine latino perché quello italiano corrispondente è ormai consumato) è una successione ordinata dei suoni prodotti da quello strumento del tutto peculiare che si chiama libertà. Se c’è religio, la libertà si accorda con la Musica originaria, e di conseguenza con la musica delle altre libertà, riuscendo così a diventare una nota della Grande Armonia.

Prima ancora che negli strumenti fatti di legno o di metallo, prima ancora che nelle mani dei musicisti, la musica abita le nostre anime. Io penso che la spiritualità si possa definire come la colonna sonora della vita. Ospitare una colonna sonora piuttosto che un’altra trasforma il nostro rapporto con la vita. Avere al proprio interno una musica che infonde allegria e pace è uno dei doni più grandi che possiamo ricevere dalla vita. Alla fine di tutto il nostro fare, infatti, si tratta forse solo di essere musica: di essere una vibrazione che introduce calore, allegria e pace nell’immenso concerto del mondo.

[#Laviadellabellezza, #VitoMancuso]

Oggi 21 giugno è la #FestadellaMusica2024. In foto, la chiave di Sol secondo i vari compositori

 

Geometria e finezza

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Buon Santo Stefano a tutti.


"La vraie éloquence se moque de l’éloquence. La vraie morale se moque de la morale, c’està‑dire que la morale du jugement se moque de la morale de l’esprit qui est sans règles.

Car le jugement est celui à qui appartient le sentiment, comme les sciences appartiennent à l’esprit. La finesse est la part du jugement, la géométrie est celle de l’esprit."


"La vera eloquenza si infischia dell'eloquenza, la vera morale si infischia della morale; la morale del giudizio, cioè si infischia della morale dell'intelletto, che é senza regole.

Il sentimento infatti appartiene al giudizio, come le scienze appartengono all'intelletto. La finezza é propria del giudizio, la geometria dello spirito. Infischiarsi della filosofia è fare veramente filosofia."

Pensiero 24, edizione Chevalier - Blaise Pascal

 

L’ODIO UNA STUPIDA PATOLOGIA

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Ripropongo questo articolo del prof. #VitoMancuso pubblicato su Il Foglio nel gennaio 2019, dalla sua pagina Fb.

«Un sindaco dalla politica aperta e solidale viene accoltellato a morte nella città di Solidarnosc. Un terrorista criminale arriva in Italia e molti digrignano i denti che se solo potessero lo azzannerebbero fino a sbranarlo. Nelle curve degli stadi si sprecano inni razzisti e antisemiti. Alcuni ragazzi prendono un cane e gli fanno esplodere un petardo nella bocca. Sono solo alcuni esempi recenti di una passione distruttiva e assassina che pervade la nostra storia: Caino uccide Abele, Romolo uccide Remo, Eteocle e Polinice si uccidono a vicenda, Socrate viene ucciso dai democratici, Gesù viene ucciso dai teocratici e dagli imperiali, a Cicerone i sicari di Antonio mozzano le mani e la testa, e poi? Poi guerre a non finire, pulsioni ataviche di vendetta, esecuzioni capitali che radunano folle urlanti di piacere sadico, e non apro nemmeno il capitolo della storia del ’900 perché tutti sappiamo già quanto sangue e quanto odio contiene. L’odio, appunto.

C’è poi anche la sua versione fredda, quella che corrisponde ai gironi infernali dove i dannati sono imprigionati nel ghiaccio, e che si esprime in quella voce maligna che, di fronte a una nave di esseri umani con la pelle di diverso colore che chiedono solo di poter sbarcare, sussurra gelidamente: che muoiano tutti affogati, o di fame, di freddo, che crepino!

La domanda a questo punto è semplice: che ruolo ha l’odio nella struttura del mondo? E’ qualcosa di congenito, di strutturalmente presente, e quindi di naturale? Oppure è qualcosa di non congenito, di sopravvenuto, e quindi di innaturale? Cosa ha a che fare l’odio con la logica della vita nel mondo?

La mia risposta va controcorrente, è inattuale, è una sfida, perché sostiene che l’odio non è naturale ma è una patologia, e che quindi il suo dissolvimento, che possiamo anche chiamare perdono, è un ritorno alla fisiologia, cioè una guarigione.

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Romanzo

La storia dell'uomo e
della scoperta
dei Fiori di Bach.

Booktrailer


Fiori di Bach e Cartoni animati 4 Ade



CHERRY PLUM

In caso di esplosioni di rabbia

e sentimenti incontrollabili