"Stanotte la nostra vicina di casa ha partorito. Ha partorito a casa, intendo. Una coppia giovane, sulla trentina andante come me e mia moglie, al loro secondo figlio. Lo sapevamo; ci aveva avvisati con largo anticipo. Ma non si può essere mai del tutto preparati a una nascita, e lo si riscopre quando il miracolo comincia a verificarsi. La nostra casa ha cinque appartamenti, e loro sono i dirimpettai. A letto, col sonno leggero del post-allenamento, ho sentito le prime grida che sarà stata mezzanotte. Intorpidito ho fatto mente locale sulla fase lunare. Chiaro. Mi sono alzato. Ho acceso una candela. Poi ho preso i tappi cerati per le orecchie. Non ridete; questi li aveva regalati lei stessa a tutti un mese fa, in un sacchetto lasciato fuori dalla porta insieme a un bigliettino un po' tenero e un po' ironico, a del cioccolato e a delle bustine di tisana rilassante. Li ho infilati, mi sono disteso, ma nulla. Nessun dorma, nessun dorma. Mi pareva di sentire ancora le grida, o di stare a immaginarle. Nessuno riuscirebbe a riaddormentarsi e non per il rumore, ma per l'aria che vibra di una vita dal cosmo, là accanto, che ha deciso di discendere - e misero colui che ci riuscisse.