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di Valeria Ballarati

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Costruiamo la pace

REFUGEE scART

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Si parla tanto di rifugiati in questo periodo a seguito dell'ennesima grande tragedia che ha li visti morire ancora nei nostri mari, a pochi passi dalla costa italiana.

Dispiacere umano a parte, si ha l'attitudine a pensare che costituiscano un costo per lo Stato Italiano, ma non é sempre così.

Nel mese di settembre, in Piazza del Popolo a Roma, mi avvicinai incuriosita da un banchetto colorato: un gruppo di ragazzi di colore vendeva oggetti di vario genere. Erano i ragazzi di Refugee Scart! Si erano inventati un lavoro e raccogliendo la plastica di scarto la trasformavano in oggetti utili. Ho comperato una resistente e bellissima borsa colorata per la spesa!

Naturalmente ho fatto alcune domande.


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Ciao Giuseppe La Rosa!

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È rientrata questa mattina, all’aeroporto di Ciampino, la salma del Maggiore Giuseppe La Rosa, deceduto sabato 8 giugno in Afghanistan.

Il feretro, avvolto nel Tricolore, è stato trasportato a spalla da sei commilitoni del 3° Reggimento Bersaglieri della Brigata Sassari.

 

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Riconciliarsi

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Non possiamo vivere solo per noi stessi. Migliaia di fibre ci collegano agli altri esseri umani ed assieme a queste fibre, come fili reciproci, le nostre azioni corrono come cause e tornano a noi come effetti”.

Herman Melville

 

Come superare o riconciliare un rapporto conflittuale che si verifica al lavoro, a casa, a scuola o nella nostra collettività?

Secondo Marshall Rosenberg l’empatia è il cardine attorno al quale ruota la riconciliazione.

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Imparo sempre qualcosa dagli uomini

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Il senso della vita non é soltanto la vita stessa, aveva affermato S. una volta in cui dicevamo che era importante non smarrire questo significato.

Spesso mi viene da dire: c'é un gran marciume in quel posto. Ma oggi, d'un tratto, ho pensato: se dico sempre quella parola, marciume, esso finisce per propagarsi nell'atmosfera e non la rende certo migliore.

La cosa più deprimente é sapere che quasi mai, nelle persone con cui lavoro, l'orizzonte interiore si amplia per queste esperienze. Non soffrono neppure in profondità. Odiano, e sono ciecamente ottimisti se si tratta della loro piccola persona, e sono ancora ambiziosi per il loro piccolo impiego; é una gran porcheria e ci sono dei momenti in cui mi perdo completamente di coraggio e vorrei abbandonare la testa sulla mia macchina da scrivere e dire: non posso più andare avanti così.

Ma poi vado avanti, e imparo sempre qualcosa sugli uomini.

 

   Etty Hillesum,  Diario 1941-1943

    (pag.182-183)

 

Si può dire "MORTE"

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Morte, lutto e malattia: un blog per “scardinare tabù della nostra società”

Autrice di “Reinventare la morte. Introduzione alla tanatologia” (190 pagine, Laterza), Marina sta scrivendo un nuovo libro per Chiarelettere.

Ma cosa significa essere tanatologa, cioè studiare la morte, oggi?

“Non è glamour. Per me significa guardare alla nostra società con occhiali diversi. Osservando come i cittadini affrontano la malattia, la morte o il lutto scopro le magagne di una cultura che ha eletto la ricchezza, il successo e la prestanza fisica a suoi valori prevalenti”, dichiara Sozzi. Secondo lei affrontare il pensiero della morte serve a vivere meglio, a “sistemare le priorità della vita, stare nel presente e goderne”.

Per questo ha aperto un blog “Si può dire morte”: “Non è un blog per addetti ai lavori – dice – anzi intende raccogliere le riflessioni di tutti, e contribuire a stimolarle. Occorre una consapevolezza collettiva di quali siano le conseguenze del silenzio sulla morte cui ci condanniamo”.

 

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