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di Valeria Ballarati

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Il Bello e il Brutto

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Martedì sera abbiamo visto “L’albero della Vita” il nuovo film di Terrence Malick, vincitore della Palma d’Oro alla 64° Edizione del Film Festival di Cannes.

Naturalmente il film era molto bello, poi può piacere o non piacere, arrivare o non arrivare, essere comprensibile o meno ma non si può negare che fosse fatto bene.

Non tradizionalmente narrativo ma ricco d’inventiva e originale,  lasciava moltissimo spazio all’immaginazione e all’interpretazione, cosa già di per sé non del tutto facile, ammettiamolo.
Le immagini poetiche della natura e dell’universo si alternavano a sottolineare le forti emozioni e i sentimenti descritti dal regista all’interno di una normale famiglia americana degli anni 50: la grazia, la serenità, il rancore, l’odio.

Anche in quel di  Anzio è avvenuta la oramai famosa inversione di rulli di cui tutti parlano ma tant’è, noi abbiamo interpretato la cosa come una scelta del regista, il voler anticipare la fine per poi descrivere la storia. Non ci sarebbe  nulla di strano! Anche in quella che ambisce ad essere una sceneggiatura da film da me scritta, che tengo nel solito cassetto, ho anch’io iniziato dalla scena finale per poi proseguire col racconto di come eravamo arrivati fin li.  Comunque,  non era questo il punto.

Il punto è che alla fine della proiezione un gruppo di ragazzi dell’apparente età di 20-25 anni, che per tutto il film ha ciancicato gomme e caramelle, aperto rumorosamente pacchetti di patatine, andando in bagno con la frequenza di una cistite in corso (per le Milady) o di un danno alla prostata (per i Gentiluomini), è scoppiato in una fragorosa risata di presa in giro, non avendo capito nulla della sofferenza, della poesia e del senso generale degli eventi rappresentati.

C’è purtroppo una generazione di ragazzi che non sa più distinguere il bello dal brutto, anzi, é arrivata a pensare che il “brutto” sia la cosa più bella alla quale aspirare.

Ragazzi che se tu provassi a parlargli della “Palma d’Oro” penserebbero subito alla pizzeria su Via di Valle Schioia … quelli che la parabola Sky a casa non può mancare, che noleggiano soltanto film d’azione o in alternativa porno d’annata perché pensano siano il massimo del  divertimento. Gli stessi che sicuramente avranno pensato di aver buttato 5 euro, costo del biglietto infrasettimanale, per un film che non hanno capito e preferirebbero forse averli conservati per rifarsi le sopracciglia col filo, le unghie a decoretti (40 euro a seduta in nero, 100 con ricevuta), per andare a prendere un Mc Italy del Ministro Zaia al Mc Drive o perché no, farsi una serena canna sulla spiaggia.

Sono quei ragazzi che se proprio non hanno in mente nessun’altra idea - il vuoto, il vuoto attorno e nella mente, tanto ben descritto da Malick nel suo film - li vedi sostare dentro e fuori il caro e buon vecchio bar  (52 bar nel posto dove abito) con annessa ricevitoria e macchinette da gioco sul retro nelle quali riversano i loro soldi e i loro sogni.

Non ce la fanno a vedere con occhi diversi una cosa che anche loro potrebbero apprezzare.

Almeno fino a quando non affronteranno un piccolo impegno.

Almeno fino a quando non capiterà qualcosa che permetterà alla loro testolina di aprirsi, di dedicarsi almeno un po’ al “bello” che non sia l’ultimo taglio di capelli, l’ultimo grido in fatto di piercing o il cellulare di ultima generazione, sul quale spendono in sms i pochi euro ritrovati casualmente in tasca.

A noi il film che parlava di amore, di famiglia, di Dio e del senso della vita, piaceva.

Certo vi comprendiamo, “il senso della vita” per voi è la trasmissione di Bonolis … 

e di Dio, questo sconosciuto, non ne parliamo?!

Bestemmie sempre, ma Dio e le preghiere solo all’occorrenza: al funerale di un amico, se perdi il lavoro, per scacciare una brutta malattia, insomma un'autorità parapioggia per quando il diluvio universale ti affoga nella disgrazia. E guai a non trovare ascolto! Perché come tutte le cose ad uso e consumo personale "Dio sennò che ce stà a fà?"

Ma soprattutto "sèmo sicuri che ce stà?"

E’ vero, siamo rimaste male per l'invasione del nostro spazio, uno spazio pubblico e quindi di tutti, e avremmo tanto voluto tirare giù il finestrino dell’auto ed urlargli, mentre facevano capannello fuori dal cinema, “la prossima volta, mangiatevi una pizza, che è meglio per tutti!” ma non l’abbiamo fatto, per pudore.

Lo stesso pudore che a loro manca e che gli sarebbe invece così necessario.

Valeria e Alessandra

 

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Simone Weil, Corrispondenza, pag. 13

«Quanto siamo stanche io e te. Dovremmo riposarci un po’» dice Donatella a Beatrice mentre il Valium fa effetto sul lungomare di Viareggio all’imbrunire, è un dialogo che ti rimane dentro, come tutta La pazza gioia.

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