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di Valeria Ballarati

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Home Fatti Il mercante di Venezia abita (anche) alla Sapienza

Il mercante di Venezia abita (anche) alla Sapienza

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Per carità: i crediti formativi la Sapienza li dà agli studenti che partecipano all’evento di apertura della Giornata mondiale del donatore di sangue (una specie di kermesse autoreferenziale alla presenza dei soliti noti: Rettore, Ministro della Salute, ecc.). E non agli studenti che, una volta sul posto, decidano più o meno spontaneamente di donare il sangue presso le autoemoteche che – del tutto casualmente – si trovano lì.

Certo però che il passo è breve, no?

Se poi uno provasse ribrezzo e repulsione per tanto potenziale mercimonio della vita umana, ricordi che:

- fin dal 1997 la normativa internazionale sancisce il divieto di trarre profitto dal corpo umano solo con riferimento al “corpo umano in quanto tale”, facendo cioè salva ogni possibilità di intervento bio-tecnologico e bio-ingegneristico sul corpo umano medesimo;

- fin dal 2004 una direttiva adottata da quella congrega di galantuomini che va sotto il nome di Unione europea prevede espressamente la possibilità di concedere “indennizzi” per la “donazione” (sic!) di sangue, cellule e tessuti.

Diciamo che la Sapienza, con i suoi patetici crediti formativi, al confronto fa ridere.

Fonte

https://web.uniroma1.it/dip42/archivionotizie/dona-vita-dona-sangue-giornata-mondiale-del-donatore-di-sangue

Commento:

arrivò questa mail di invito a partecipare al CONVEGNO con annessa possibilità di donare il sangue sulla casella di posta elettronica degli studenti iscritti in Ateneo. Pensai subito che concedere 0,5 cfu per invogliare i ragazzi a partecipare all'evento non andava bene. Stiamo parlando di una materia specialissima, un pezzo di individuo, un TESSUTO UMANO: il sangue.

Secondo me, il "dono di tessuto umano" che parte gratuitamente dall'amore per gli altri esseri, non può essere associato mai, in nessuna occasione, a uno "scambio" qualsiasi, men che meno con indennizzi, o cfu per partecipare a un convegno. C'é una differenza da tenere in conto rispetto a tutte le altre materie da convegno: si tratta di vita e di tessuti umani.

Se senza accorgersi si cambia l’immaginario e passa il messaggio che donare é una possibilità di mercificare ... non stiamo più parlando del vendere la propria forza lavoro che, come diceva Marx é già un’alienazione; stiamo addirittura riducendo noi stessi a cose, e quindi perdiamo completamente di “valore”. E' questo pensiero che potremmo innescare nelle nuove generazioni, in università? La propria vita, il proprio corpo come una serie di prodotti da vendere? E il passo successivo quale potrebbe essere? Se siamo d'accordo sul fatto che il valore é LA VITA UMANA, é del tutto inaccettabile.

Meno male che qualcuno la vede come me: per un attimo ho avuto il dubbio d'essere sola a pensarlo.

Durante tutta la mia infanzia, l'adolescenza e oltre, nel paese dove sono nata si sono sempre organizzate, una volta l'anno, le feste dell'Avis per raccogliere denari e donazioni. Ma mai nessuno si é fatto pagare per il contributo che dava volontariamente nemmeno come forza-lavoro. Ognuno portava alla festa quel che poteva, si lavorava gratuitamente, e la festa durava una settimana durante la quale era previsto un servizio ristoro: c'erano cuochi, chi serviva a tavola, chi sistemava e lavava i piatti. Mai nessuno prese soldi per il suo lavoro: ed erano tutti donatori di sangue! Veniva pagata l'orchestra, quella si, perché la sera si cantava e si ballava con il Tango della capinera, Romagna mia, Ciao Mare e altre canzoni di Raul Casadei, Rosanna FratelloClaudio Villa, Gigliola Cinquetti etc.

Le persone mangiavano, ballavano, si divertivano, e nel mentre si parlava dell'importanza del gesto e si raccoglievano donazioni che sarebbero servite alla comunità, per continuare a diffondere il messaggio che donare era importante. Poteva essere definito un bel convegno per sensibilizzare le giovani leve alla donazione, ma non si davano crediti né compensi per la partecipazione. Si donava e bon. La donazione di sangue poi in paese era molto sentita, ci andavano tutti e l’ospedale offriva la colazione dopo la donazione (panino, succo di frutta, una merenda).

Una volta a ridosso della manifestazione il telone grande delle feste si ruppe. Panico. Papà mise mano al portafoglio: andò e ne comperò uno nuovo di zecca, che donò con tutto il suo cuore alla locale sezione Avis.

Le cose che hanno a che fare coi tessuti umani si fanno per amore, SOLO per amore.

V.




 

Romanzo

La storia dell'uomo e
della scoperta
dei Fiori di Bach.

Booktrailer

Il Romanzo è alla 3° edizione. 


Parole per pensare

“L'attenzione è la forma più rara e più pura della generosità. A pochissimi spiriti è dato scoprire che le cose e gli esseri esistono."

Simone Weil, Corrispondenza, pag. 13

«Quanto siamo stanche io e te. Dovremmo riposarci un po’» dice Donatella a Beatrice mentre il Valium fa effetto sul lungomare di Viareggio all’imbrunire, è un dialogo che ti rimane dentro, come tutta La pazza gioia.

- See more at: http://www.paperstreet.it/cs/leggi/la-pazza-gioia-paolo-virzi.html#sthash.F3ffjhMI.dpuf

«Quanto siamo stanche io e te. Dovremmo riposarci un po’» dice Donatella a Beatrice mentre il Valium fa effetto sul lungomare di Viareggio all’imbrunire, è un dialogo che ti rimane dentro, come tutta La pazza gioia.

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Fiori di Bach e Cartoni 22 Semola

 

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