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di Valeria Ballarati

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Sempre più connessi e soli

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UN ROBOT di plastica dall'aspetto sensuale con sei diverse personalità. Conquista perché risponde a tutti i gusti. Fidanzati conosciuti sulle chat e amici su Facebook ai quali non riusciamo a rivelare nulla di noi. Sms, tweet, mail. Centinaia di messaggi che ci raggiungono ovunque anche per questioni di lavoro. Siamo connessi in ogni momento della giornata, sempre in contatto con qualcuno, fino a sentirci soli.

Dietro l'illusione di una maggiore comunicazione, c'è la realtà e l'isolamento. E così il computer, ma anche il robot che dovrebbe assisterci ogni giorno, ci rende più aridi e finisce per escluderci dai veri affetti.

E' una visione apocalittica quella di Sherry Turkle 1 , docente di Sociologia della Scienza al Mit di Boston, che nel suo nuovo libro Insieme ma soli (Edizioni Codice), in libreria in questi giorni, torna a occuparsi delle conseguenze emotive dell'uso del computer. Celebrata da The New York Times 2 e definita la techno-Freud di oggi o 'l'antropologa del cyberspazio" , la Turkle disegna uno scenario preoccupante del nostro rapporto con la tecnologia.

Raccogliendo decine di storie di adolescenti dipendenti da Facebook, adulti distratti e anziani affidati alle cure di robot, la psicologa racconta come pc e cellulari abbiano  cambiato i rapporti umani. "Non è un libro sulla tecnologia, ma sulla nostra progressiva perdita di autonomia -  spiega Sherry Turkle psicologa e docente di Sociologia della Scienza al Mit di Boston . Insieme ma soli, perché ci aspettiamo più dalla tecnologia e meno l'uno dall'altro".

La solitudine on line. "La tecnologia ci affascina quando risponde alla nostra vulnerabilità. Oggi le persone hanno paura dell'intimità. Preferiscono cellulari e pc che danno la sensazione di essere in compagnia degli altri, senza chiederci nulla in cambio. Ci dà l'impressione di controllare tutto, ma non è così.  In realtà cambia lentamente le nostre menti e in nostri cuori e mette a rischio i rapporti con gli altri, ma anche con noi stessi. Finiamo per temere la solitudine, perché non sappiamo stare da soli. Bisogna tornare a stare bene anche soli per ritrovare il nostro equilibrio".

Stregati dalla simulazione. Ok, c'è Roxy, un robot sexy di plastica da 3.000 dollari che offre sei diverse personalità. Così si può scegliere una nuova fidanzata, a seconda dell'umore della giornata, una donna più calda o più sfuggente. Ma per Turkle è un oggetto pericoloso. "Dipendere da un robot è rischioso, se ci si abitua a un rapporto nel quale siamo solo noi a decidere, diventa quasi impossibile pensare a stare con una persona in carne ed ossa. La simulazione è seduttiva, ci affascina, offre la perfezione. Roxy è uno dei primi esempi sperimentati di un robot che cerca di offrire di più di una persona reale. Ma non vogliamo fidanzati-robot". Insomma se c'è un robot pronto a rispondere a ogni nostro desiderio, perché affrontare il rischio di un appuntamento con un uomo o una donna che non conosciamo e potrebbe deluderci?

Non c'è tempo neanche per i figli. In questo contesto anche la famiglia è sempre più fragile. La Turkle racconta la storia di Callie. Di lei si occupano solo le babysitter. Vede la madre solo "se non esce". E' soprattutto la compagnia di suo padre, che la piccola cerca. A volte si presenta con lei alla sessione con la psicologa, ma è distratto. In genere ha con sé il BlackBerry e controlla l'email a intervalli regolari di qualche minuto. "E' un problema molto serio, come psicologa ho seguito molte famiglie. I genitori mandano mail a colazione o a cena e non prestano attenzione ai figli. Stanno al cellulare quando li portano al parco. Oggi le persone sono distratte e non c'è tempo per prestare attenzione agli altri". "Una volta che ci siamo 'allacciati' alla rete, non c'è stato più bisogno di tenere occupati i computer. Sono loro a tenere occupati noi", aggiunge Turkle.

Sempre meno sinceri sui Social network. Il pericolo è dietro l'angolo. E il web e i Social network complicano i rapporti fra persone. Secondo la psicologa e antropologa, ci spingono a offrire una rappresentazione alterata di noi stessi. Spesso i nostri profili on line esistono in funzione del numero di contatti. "La sera stiamo su Facebook al posto di uscire con gli amici. Preferiamo scrivere loro on line, ma non riusciamo più a parlare. Molte cose non vengono più dette. A volte la gente mi dice che preferisce scrivere, perché nelle conversazioni non si controlla quello che viene detto".

La fuga. C'è comunque una via d'uscita. Alla fine scollegandoci da Facebook, chiudendo il BlackBerry e l'iPhone possiamo provare a ricordare che siamo semplicemente esseri umani. "Non potremo tornare indietro, ma semplicemente provare a convivere con le tecnologie salvando il rapporto con noi stessi, con gli altri e soprattutto con i nostri figli. Bisogna fare spazio alla solitudine e pensare che è una cosa buona. Basta anche trovare degli spazi a casa, ma anche al lavoro, per conversare con glia altri. Dobbiamo tornare ad ascoltarci gli un gli altri. Serve attenzione. E il coraggio di trovare momenti della giornata in cui spegnere cellulari e computer".
 

Fonte

Commento: sono proprio d'accordo. Ogni tanto é necessario staccare (e come avete visto, l'ho appena fatto!).

 

Romanzo

La storia dell'uomo e
della scoperta
dei Fiori di Bach.

Booktrailer

Il Romanzo è alla 3° edizione. 


Parole per pensare

“L'attenzione è la forma più rara e più pura della generosità. A pochissimi spiriti è dato scoprire che le cose e gli esseri esistono."

Simone Weil, Corrispondenza, pag. 13

«Quanto siamo stanche io e te. Dovremmo riposarci un po’» dice Donatella a Beatrice mentre il Valium fa effetto sul lungomare di Viareggio all’imbrunire, è un dialogo che ti rimane dentro, come tutta La pazza gioia.

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«Quanto siamo stanche io e te. Dovremmo riposarci un po’» dice Donatella a Beatrice mentre il Valium fa effetto sul lungomare di Viareggio all’imbrunire, è un dialogo che ti rimane dentro, come tutta La pazza gioia.

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Fiori di Bach e Cartoni 22 Semola

 

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