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di Valeria Ballarati

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Caro Gesù ti scrivo*

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Caro Gesù ti scrivo

perché non ne posso più

di quelli che sanno tutto,

e in questo tutto non ci sei tu ...

 

* un brano dalla recita scolastica di quest'anno .

 

 

Nando, giustizia é fatta per l'eroe silenzioso

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E’ stata nascosta in una breve forse perché è una gran bella notizia. Gli estorsori dell’eroe silenzioso Nando Joseph Sumiththa, il cingalese napoletano, morto suicida, sono stati condannati a pene detentive tra i quattro e gli otto anni. La sentenza è stata emessa ieri sera dal giudice Isabella Iaselli su richiesta dei pm Sergio Amato e Enrica Parascandolo.

Occhi lucidi e tanta rabbia nell’aula di tribunale dove si sono costituiti parte civile gli eredi di Sumiththa e il FAI, la Federazione delle associazioni antiracket e antiusura con Tano Grasso. Resteranno in una cella a scontare la pena il boss del ‘cavone’ Ciro Lepre ‘o sceriff e gli emissari del clan Gianluca Testa e Roberto Domizio.

L’eroe silenzioso Nando Joseph Sumiththa non aveva abbassato la testa come fanno la maggior parte dei napoletani oppure ascoltato il consiglio dei falsi amici (“Tieni due figlie piccole, paga ogni mese e fatti i cazzi tuoi. Napoli non è lo Sri lanka”). Nando ha ascoltato, invece, la voce della sua coscienza di uomo libero. Aveva documentato registrando e filmando i taglieggiatori e poi presentato una denuncia dettagliata facendo finire dietro le sbarre i camorristi.

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La Chiesa, il "re del porno" e Welby

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Caro Beppe, la chiesa di Roma difende le sue posizioni, le conferma e ribadisce periodicamente, cercando sempre di non cadere in contraddizione e di rafforzare sempre i pilastri del suo dogma. In questi giorni però, una riflessione l’ho fatta leggendo le testate: per il “re del porno” Riccardo Schicchi, funerali nella basilica dei santi Pietro e Paolo a Roma. Il pensiero corre subito verso un episodio che non ho mai dimenticato e che ricordo avermi provocato rabbia fino alle lacrime: la Chiesa negò, nel 2006, il funerale religioso a Piergiorgio Welby. Unica sua “colpa”, quella di aver desiderato espressamente la morte e soprattutto di non aver pensato solo a se stesso ma di aver portato avanti una causa che diventò un gran caso mediatico. Ora, senza venir additata come la bacchettona di turno (secondo me il funerale religioso non si nega a nessuno), io trovo assolutamente incoerente il trattamento riservato a queste due persone. Perché negare a Welby i funerali in chiesa, tra l’altro fortemente desiderati dalla moglie? Perché consapevolmente ha rifiutato terapie per mantenerlo in vita e ha voluto porre fine alle sue immense sofferenze? Non credo che in tutti i casi di suicidio la chiesa neghi i funerali. E perché invece accogliere i funerali in chiesa del re del porno, che durante la sua vita lavorativa, consapevolmente e senza pentimento è andato contro la morale della chiesa? Non è forse la chiesa che dovrebbe accogliere amorevolmente tutti? Papa Giovanni XXIII disse: l’errore non è condivisibile, ma l’errante va sempre accolto e amato. Alla luce di questa riflessione io continuo ad essere indignata, non dell’accoglienza in chiesa a Schicchi, ma del rifiuto ad un essere umano che per circa 40 anni ha dignitosamente sofferto non solo per l’avanzare della sua malattia, ma anche per portare avanti una causa che condivido pienamente.

Saluti, Roberta Franchi , Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Commento: mi pare che si dica ... "due pesi e due misure".

 

Auguri!

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Buone Feste a tutti!

Auguro un periodo di riposo e serenità ad ognuno.

Ci rivediamo a gennaio 2013.

 

 

 

Margherita Hack: sono malata ma non mi opero

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TRIESTE - L'astrofisica novantenne Margherita Hack ha deciso di non operarsi al cuore nonostante un riacutizzarsi di alcuni problemi cardiaci. «Preferisco così, volevo stare in pace, inutile campare cinque anni di più male, meglio stare a casa con il mio lavoro e i miei animali», ha spiegato oggi.

«Preferisco così - ha aggiunto, senza dimenticare una nota ironica - faccio anche risparmiare l'Asl». La scienziata, che sulla vicenda ha rilasciato un'intervista al quotidiano Il Piccolo, ha detto che le «è stata prospettata un'operazione e ho detto no. L'operazione sarebbe potuta essere risolutiva in un certo senso, ma presentava anche dei rischi: l'idea mi è venuta di notte, semplicemente. Mi sono resa conto che in ospedale mi mancavano la mia attività, mio marito, i miei animali e tutte quelle comodità, privacy compresa, che in ospedale non ci sono. Una vita a metà. Qui a casa - ha continuato l'astrofisica - magari al rallentatore, ma faccio le cose normali. E allora, ho pensato: un'operazione a rischio, un'altra degenza e poi una lunga convalescenza? No: come va va». Fonte

Commento:  é una questione di scelte. Secondo me ha fatto bene. 

 


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