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di Valeria Ballarati

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Scrittori che fanno rete

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Gli editori, ne abbiamo parlato spesso in queste pagine, non sono più gli unici a fare i libri. Il self-publishing, nel modo in cui si sta configurando, è sicuramente uno dei cambi di paradigma più importanti per l'editoria.

Sull'onda dei casi di successo, da J.A. Konrath ad Amanda Hocking (di cui ha scritto anche ieri il New York Times), molti autori -esordienti e non- stanno seguendo l'esempio.
Dal punto di vista dello scrittore, che sia un autore indie o che sia già affermato, la possibilità di pubblicare in modo autonomo è diventata un'opzione reale su cui ragionare. La questione centrale non è solo economica (correndo da soli si guadagna di più, se il libro vende) ma riguarda anche il controllo dell'opera. E questo è uno degli snodi più interessanti di questo cambiamento di mentalità.

Intuitivamente siamo portati a credere che un libro autopubblicato sia di qualità inferiore rispetto a un testo che ha seguito tutti i passaggi del processo editoriale. Tuttavia questa è una forma di pregiudizio che ereditiamo dalle nostre abitudini, o dal ricordo dello scrittore senza editore dei tempi passati. Quello che sta succedendo, per ora solo nei casi più illuminati, è invece abbastanza diverso: gli scrittori stanno recuperando «in proprio» la logica di lavoro tipica della produzione di un libro all'interno della casa editrice.

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Godzilla diventa Brigitte Bardot

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E come la Bestia si trasformò in Bella così Godzilla divenne Brigitte Bardot

L'intercettore veloce e imbarcazione di supporto di Sea Shepherd Conservation Society, Gojira (Godzilla), ha aiutato all'inizio di quest'anno ad allontanare l'intera flotta di baleniere Giapponesi dal Santuario delle Balene nell'Oceano del Sud. Sentir dire dai media Giapponesi che la flotta di baleniere è stata cacciata da Godzilla è stato a dir poco esilarante. Tuttavia può esserci qualcosa di più spaventoso di Godzilla e si tratta degli avvocati ...

A Sea Shepherd è stato infatti intimato di cambiare nome all'intercettore. Ciò non è assolutamente un problema poiché Gojira ha raggiunto il suo scopo allontanando la flotta Giapponese e quindi ora possono riprendersi volentieri questo nome. Nel frattempo, il Fondatore di Sea Shepherd, il Capitano Paul Watson, ha proposto alla Fondazione Brigitte Bardot di dare come nuovo nome all'imbarcazione Brigitte Bardot in onore della famosa attivista per i diritti degli animali. La collaborazione tra Brigitte e Paul risale al 1977 quando il Capitano Watson portò la Bardot nelle gelide coste della zona canadese del Labrador per vedere da vicino i cuccioli di foca.

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Gli italiani e la povertà

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Gli italiani e la povertà nata dalla ricchezza

Questa storia che gli italiani stiano diventando poveri, di una povertà insopportabile, mi convince fino a un certo punto. Nei ’50, a parte una sottile striscia di alta borghesia che si guardava bene dall’ostentare, eravamo tutti più poveri della media di coloro che oggi sono considerati tali.

Certo, avevamo molte meno esigenze. I bambini non venivano iscritti ai corsi di tennis, di nuoto, di danza. Noi ragazzini giocavamo a pallone nei terrain vague dove anche ci scazzottavamo allegramente (era la nostra “educazione sentimentale”) e tornavamo a casa la sera con le ginocchia nere e sbucciate (chi mai riesce, oggi, a vedere un bambino, vestito col suo paltoncino, come un cane di lusso, con le ginocchia sbucciate?). A nuotare (parlo di Milano) si andava all’Idroscalo oppure, durante le vacanze scolastiche, accompagnati dalla mamma (il padre rimaneva in città, perché allora per mantenere la famiglia bastava uno solo) sulla Riviera di Ponente. Gli adulti non sognavano i Caraibi, non sapevamo nemmeno che esistessero. Vivevamo in un mondo circoscritto. La fabbrica o l’ufficio, a Milano, erano quasi sempre vicino a casa. In altre zone del Paese invece si doveva fare anche 30 chilometri. Allora si inforcava la bicicletta, che a quei tempi era un mezzo di locomozione (negli anni Trenta avevano la targa, come le automobili) e non un gadget per tipi snob...

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Aspettando Pontida

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Il pranzo del Ministro

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 Il Ministro della Salute, Ferruccio Fazio, ha dichiarato ieri:

"Oggi mangerò hamburgher. I consumatori italiani possono stare tranquilli."

 

Ministro, noi italiani siamo tranquillissimi.

Lei però aggiunga al suo hamburgher qualche germoglio di soya, vedrà com'é più buono ...

 

 

La caverna di Psiche

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(...)

Nell'uomo esiste invece, accanto a moltissimi altri, il sentimento della tristezza e quello più leggero della melanconia. Viene naturale pensare che abbia un rapporto con la morte, con la consapevolezza del nostro limite temporale che gli altri esseri viventi non sono in grado di percepire.

Io non credo però che sia il pensiero della morte a creare tristezza dentro di noi. Può creare paura, angoscia, bisogno di sfuggire in qualche modo da quella minaccia, ma non tristezza. Chi riesce ad accettare il pensiero della morte come inviolabile legge di natura, non per questo mette in fuga la tristezza.

Leopardi conta la tristezza del passero solitario pensando alla propria solitudine, non alla morte. E così lo sguardo melanconico delle Madonne del Botticelli o dei giovani del Tiziano e di Lorenzo Lotto. Non c'é paura in quegli occhi. C'é rimpianto. La tristezza é dunque un rimpianto? Di che cosa?

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Caro Scooby ...

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La mia bambina é un fan di Scooby Doo.

Quando aveva sei anni e imparò a scrivere gli scrisse una letterina chiedendogli di venire a trovarla.

La imbucammo alla posta e si convinse che l'avrebbe ricevuta.

Di tanto in tanto provava a chiedermi come mai non era ancora venuto e io le spiegavo che abitava in America, che aveva tanti impegni, che doveva girare i cartoni animati e i film! 

Giovedì ho ritrovato una nuova letterina ... 

Ancora un anno o due e poi tutto questo, attendere Babbo Natale che arriverà sulla slitta, La Befana, la Fatina del dentino che lascia un soldino sotto al cuscino, e osservare le foto delle Sirene, che forse esistono, saranno solo un ricordo per lei ... e per me ...

  

 

Ecco le ultime trovate di Angelica:

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Slutwalks - La marcia delle zoccole continua

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Dopo Usa e Canada  «La Marcia delle zoccole» è approdata in Europa, in Australia e in America Centrale. Centinaia di donne in minigonna e scarpe con tacchi vertiginosi hanno sfilato per le strade per protestare contro chi dà la colpa alle vittime di violenze sessuali per indossare vestiti troppo succinti.

Le SlutWalk (marce delle zoccole) erano iniziate ad aprile scorso a Toronto dopo che un ufficiale della polizia aveva dichiarato che le donne dovrebbero evitare di vestirsi come «sluts», zoccole, per non essere violentate o molestate. Le proteste si erano poi diffuse negli Stati Uniti e, durante il weekend sono state organizzate a Città del Messico, a Matagalpa, in Nicaragua, e nella capitale dell'Honduras, Tegucigalpa. A Città del Messico donne e uomini hanno manifestato insieme portando striscioni con le scritte: «No vuol dire no» (Afp)

SlutWalk a Londra, da Hyde Park Corner, luogo simbolo del free speech, a Trafalgar Square, migliaia di donne, accanto a molti uomini, hanno rivendicato il diritto di andare in giro vestite come pare a loro senza sentirsi accusare di «attirare gli stupratori» (Afp)

In Gran Bretagna il tema della violenza sessuale è ad alta tensione dopo la battuta del ministro della giustizia Ken Clarke secondo cui «c'è stupro e stupro»: quando chi subisce violenza conosce lo stupratore, il reato può essere derubricato a «di seconda classe» (Afp)

Clicca qui per vedere le foto

 

Con chi parliamo on-line?

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Nel 1993, Peter Steiner sul New Yorker disegnò la famosa vignetta che ritrae un cane davanti al computer. La didascalia dice: “Su Internet, nessuno sa che sei un cane”. Una frase diventata simbolo dell’anonimità della Rete.

Ma oggi è vero il contrario, “Su Internet tutti sanno che sei un cane“ -sostiene la studiosa di sociologia e tecnologia Zeynep Tufekci – perché attraverso i social media e non solo (pensiamo alle tracce reperibili online di “Amina”), la nostra vera identità è esposta. Però, per mesi, la montatura ha funzionato…

Dopo la rivelazione, online ci sono tante riflessioni, sul giornalimo, sull’Orientalismo, sulle conseguenze gravi per gli attivisti e i dissidenti veri. Si parla anche di amicizia e di fiducia, di quel rapporto intimo che si era creato online tra Amina e alcuni suoi lettori (una di loro, lesbica, si era definita la sua fidanzata). Per chi aveva quel rapporto, è una grande delusione, “come quando la persona che ami ti abbandona”, ha scritto qualcuno su Twitter.  

Vi è capitato mai di sentirvi legati da amicizia a qualcuno che non avete mai incontrato di persona (al massimo avete visto qualche foto su Facebook) ma con cui parlate di tutto online? E quando qualcosa di bello o di brutto succede a quella persona, reagite come se vi conosceste davvero… Vi siete mai domandati chi ci sia davvero dall’altra parte?

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Guardando la giunta rosa di Milano

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Guardando la foto della nuova giunta milanese, sei uomini e sei donne in equilibrio perfetto intorno al sindaco, si rimane stupiti per l’aria diversa che emana da quelle sei presenze femminili e neopolitiche, perlopiù scelte per le loro competenze specifiche e non per altri meriti, vestite a fiorellini, con giacchettine, scarpe comode, capelli castani o sale e pepe, sguardi quasi imbarazzati davanti a un obiettivo a cui non sono avvezze, nessun fianco di traverso in posa pin up. Tacchi che messi uno sull’altro non sfiorano neppure l’altezza di uno stiletto da pomeriggio della Santanchè. Un coro estetico uniforme e senza picchi di bellezze sbandierate, di gioventù offerte, di corpi valorizzati per la festa mediatica, che parte alla conquista delle sale comunali ma non a colpi di stiletto (verso il quale peraltro non ho nessuna superciliosità, e in dosi omeopatiche indosso anch’io).

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