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8. Al seguito di costoro (scil. i sette saggi, Licurgo e altri) quanti in seguito si consacravano alla contemplazione della natura erano considerati e denominati sapienti, e tale appellativo restò in uso fino al tempo di Pitagora. Come scrive il discepolo di Platone Eraclide Pontico, che era un'erudito di prim'ordine, la tradizione vuole che Pitagora fosse giunto a Fliunte e avesse a lungo e dottamente dissertato di una serie di argomenti con Leonte, il locale tiranno. Questi, pieno di ammirazione per l'intelligenza e l'eloquenza del suo interlocutore, gli domandò quale fosse la scienza su cui faceva più assegnamento, ma da Pitagora si sentì rispondere che non era un conoscitore di nessuna scienza, ma era semmai un filosofo. Leonte allora, sorpreso dalla novità del termine, chiese chi mai i filosofi fossero e cosa li differenziasse da tutti gli altri.