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di Valeria Ballarati

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La Chiesa, il "re del porno" e Welby

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Caro Beppe, la chiesa di Roma difende le sue posizioni, le conferma e ribadisce periodicamente, cercando sempre di non cadere in contraddizione e di rafforzare sempre i pilastri del suo dogma. In questi giorni però, una riflessione l’ho fatta leggendo le testate: per il “re del porno” Riccardo Schicchi, funerali nella basilica dei santi Pietro e Paolo a Roma. Il pensiero corre subito verso un episodio che non ho mai dimenticato e che ricordo avermi provocato rabbia fino alle lacrime: la Chiesa negò, nel 2006, il funerale religioso a Piergiorgio Welby. Unica sua “colpa”, quella di aver desiderato espressamente la morte e soprattutto di non aver pensato solo a se stesso ma di aver portato avanti una causa che diventò un gran caso mediatico. Ora, senza venir additata come la bacchettona di turno (secondo me il funerale religioso non si nega a nessuno), io trovo assolutamente incoerente il trattamento riservato a queste due persone. Perché negare a Welby i funerali in chiesa, tra l’altro fortemente desiderati dalla moglie? Perché consapevolmente ha rifiutato terapie per mantenerlo in vita e ha voluto porre fine alle sue immense sofferenze? Non credo che in tutti i casi di suicidio la chiesa neghi i funerali. E perché invece accogliere i funerali in chiesa del re del porno, che durante la sua vita lavorativa, consapevolmente e senza pentimento è andato contro la morale della chiesa? Non è forse la chiesa che dovrebbe accogliere amorevolmente tutti? Papa Giovanni XXIII disse: l’errore non è condivisibile, ma l’errante va sempre accolto e amato. Alla luce di questa riflessione io continuo ad essere indignata, non dell’accoglienza in chiesa a Schicchi, ma del rifiuto ad un essere umano che per circa 40 anni ha dignitosamente sofferto non solo per l’avanzare della sua malattia, ma anche per portare avanti una causa che condivido pienamente.

Saluti, Roberta Franchi , Questo indirizzo e-mail è protetto dallo spam bot. Abilita Javascript per vederlo.

Commento: mi pare che si dica ... "due pesi e due misure".

 

Non essere tu quello diverso

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Con lo slogan "Rifiuta l’omofobia, non essere tu quello diverso", il Ministro Carfagna ha presentato a Palazzo Chigi "la prima campagna contro l'omofobia organizzata da un governo in Italia". Uno spot televisivo, migliaia di opuscoli informativi da distribuire anche nelle scuole e un investimento di due milioni di euro: con questi strumenti il Ministro per le Pari Opportunità intende contrastare le violenze e le discriminazioni basate sull'orientamento sessuale.

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L'omeopatia? Acqua fresca

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Oggi una semplice riflessione.

Voi tutti che frequentate il negozio sapete bene quanto io mi interessi ai Fiori di Bach, quanto sia felice nell'utilizzarli e nel consigliarli come soluzione dei problemi nella vita di ogni giorno; i Fiori di Bach sono facili da usare e formulati in modo semplice: il rimedio é composto da acqua di corolle di fiori dopo l'esposizione ai raggi del sole, oppure rametti fioriti o con piccole gemme fatti bollire, con aggiunta di brandy per conservarli. Non contengono nessuna parte della pianta da cui hanno origine come accade invece per gli altri preparati.

Ebbene, a partire dal mese di maggio di quest'anno la regolamentazione che riguarda i Fiori Di Bach originali (quelli con la firma del Dottore per intenderci) é cambiata e sono stati classificati "Prodotti Omeopatici". Ciò significa che vengono venduti SOLO in farmacia.

Solo i Rimedi Floreali originali del Dottor Bach subiscono questa distinzione. Gli altri Fiori di Bach commercializzati in Italia - e registrati come integratori alimentari con Nomi e Linee a Marchio - continuano ad essere venduti liberamente.

Come voi sapete la scienza ufficiale non riconosce ai prodotti omeopatici alcuna proprietà terapeutica: dicono che sono inefficaci, "che non contengono nulla" e più volte lo stesso Garattini li ha definiti "acqua fresca", poiché al loro interno non si riesce a riconoscere nessuna molecola, secondo i canoni di ricerca standard.

E' allora abbastanza bizzarro che vengano venduti solo in farmacia.

Se non hanno propretà terapeutiche perché si vendono in farmacia?

Se sono "acqua fresca" li voglio al supermercato, sullo scaffale dell'acqua minerale.

Se sono "acqua fresca" non dovremmo poterli acquistare ovunque?

 

 

 

Fiammiferi

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MILANO - I fiammiferi oggi sono sempre meno utilizzati. E le scatolette in commercio hanno un design anonimo. Ma non sempre è stato così. Un tempo erano impreziosite da illustrazioni che le rendevano così originali, da aver creato una moda: quella della fillumenia, la collezione, appunto, delle scatole di fiammiferi. Scene di vita nobiliare, sostegno all'esercito in guerra, pubblicità di vari prodotti. Queste e altri temi, dalla fine dell'Ottocento e fino agli anni Ottanta, hanno ornato le scatole di fiammiferi. E accanto ai cerini e ai minerva esistevano anche i candelotti, i controvento, i fiammiferi a strappo.

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La catena del segreto

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Una delle più gran consolazioni di questa vita é l'amicizia; e una delle consolazioni dell'amicizia è quell'avere a cui confidare un segreto.

Ora, gli amici non sono a due a due, come gli sposi; ognuno, generalmente parlando, ne ha più d'uno: il che forma una catena di cui nessuno potrebbe trovar la fine.

Quando dunque un amico si procura quella consolazione di deporre un segreto nel seno d'un altro, dà a costui la voglia di procurarsi la stessa consolazione anche lui. Lo prega, é vero, di non dir nulla a nessuno; e una tal condizione, chi la prendesse nel senso rigoroso delle parole, troncherebbe immediatamente il corso delle consolazioni. Ma la pratica generale ha voluto che obblighi soltanto a non confidare il segreto, se non a chi sia un amico ugualmente fidato, e imponendogli la stessa condizione.

Così, d'amico fidato in amico fidato, il segreto gira e gira per quell'immensa catena, tanto che arriva all'orecchio di colui o di coloro a cui il primo che ha parlato intendeva appunto non lasciarlo arrivare mai. (...)

Capitolo XI - I Promessi Sposi

 

Commento:

Lo sto leggendo.

Caro Fruttero, Lei aveva ragione quando diceva che il Manzoni bisogna assolutamente leggerlo.

 


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