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di Valeria Ballarati

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La complessità in medicina tra Bios e Pathos

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di Paolo Bellavite

Ho pensato di inaugurare la mia attività in SFERO con un articolo impegnativo, in cui riassumo le riflessioni che ho svolto negli anni più maturi della mia attività di ricercatore e patologo.  In Facebook gestivo una pagina pubblica dal titolo “La complessità in medicina”, titolo che si riferiva alla mia opera più completa della patologia generale come da me concepita. Qui ne offro un sunto. Si tratta di un articolo impegnativo, certo non continuerò con questo tono altrimenti perderò i lettori e le lettrici che finora hanno avuto la bontà di seguire il mio percorso scientifico e umano. Si tratta quindi un po' di prova, un po' di inaugurazione… Buona lettura!

Sono un patologo generale, ovvero un medico che per professione cerca di capire scientificamente cos’è la patologia, le “regole” che sottostanno all’origine del male fisico (e perché no morale) in un mondo che si sperava creato per la vita. Dopo molti lavori di tipo tecnico e specialistico, ho cominciato a riflettere su temi di carattere più profondo e radicale. La patologia non si può facilmente “confinare” in un’anomalia o distorsione di un meccanismo anatomico o molecolare, ma si può concepire come un “dis-ordine” del sistema vivente vari livelli della sua organizzazione. Tale impostazione implica la migliore comprensione di cosa significhi “ordine” in un mondo pieno di variabilità e di “errori”. Implica anche capire che non tutto ciò che sembra malattia e disordine lo sia veramente e non tutto ciò che sembra normale e ordine sia segno di salute.

Il problema di fondo: all’origine del bene e del male

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Cuochi Ribelli

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Paolo non un cuoco tradizionale: é un cuoco “ribelle”, un cuoco vegan. Lavora da qualche anno in un ristorantino a Marino, all’associazione culturale La Mucca Pazza, e con la sua socia Alessandra gestisce un sito web, il primo in Italia con ricette vegan - www.veganriot.it  Lo scorso anno hanno scritto il loro primo libro di ricette senza crudeltà: La Rivoluzione bolle in pentola.

Ciao Paolo, ciao Alessandra!
Come va? 

P: Solitamente la mia risposta a questa domanda è “mediocremente” o “si sopravvive” ma sono noto per essere uno che non ha tra le proprie virtù l’esser positivo…

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8 Marzo: Le parole di un uomo

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di Franco Bomprezzi

Lo so, è banale. Non ce la fate più con l’8 marzo. Eppure io ci casco ogni volta. Mi commuovo, davvero. Quando penso alle donne che vivono accanto a una persona disabile, o vivono la disabilità su di sé. Donne vere, forti, quasi sempre strepitose nella loro capacità concreta e pragmatica di non tirarsi indietro, neppure di fronte alle difficoltà più dure e impreviste della vita.
Grazie a voi, donne invisibili. Le stesse donne che vengono espulse dal mercato del lavoro, diventano indispensabili, vitali, quando in famiglia c’è da prendersi cura di una persona fragile, alle prese con la disabilità. I genitori che invecchiano, che improvvisamente, inspiegabilmente, tornano bambini e hanno bisogno di tutto. O i figli, che non nascono “sani e belli” come la retorica estetica del nostro mondo richiede senza eccezioni. O i mariti, i compagni, che per una malattia improvvisa, o un trauma imprevedibile, non sono più i “capofamiglia”, ma hanno bisogno di tutto, o quasi.

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Niente più cure ai malati terminali

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«La medicina moderna dà false speranze, ma la "cultura dell'eccesso" ha reso insostenibili i costi delle terapie»

 
Malati terminali: è giusto accanirsi?

MILANO - La medicina moderna dà ai malati terminali di cancro «false speranze» prescrivendo loro costosissime medicine quando non ci sono più speranze. È quanto sostengono, in un articolo pubblicato su Lancet Oncology, un gruppo di 37 esperti guidati dal professor Richard Sullivan del King's College di Londra.

«NO ALLA CULTURA DELL'ECCESSO» - Nel loro rapporto, frutto di 12 mesi di indagine e che in Gran Bretagna ha fatto molto scalpore, i medici sostengono che, in alcuni casi, ai malati terminali non dovrebbero essere prescritte nuove terapie non sperimentate ma solo cure palliative. I 37 medici affermano che una «cultura dell'eccesso» nei reparti oncologici ha reso i costi delle terapie anti-cancro insostenibili soprattutto alla luce di un progressivo aumento dei nuovi casi della malattia. «I dati dimostrano che una sostanziale percentuale delle spese per cure anti-cancro avvengono nelle ultime settimane e mesi di vita e che in larga percentuale dei casi queste cure non solo sono inutili ma anche contrarie agli obiettivi e alle preferenze di molti pazienti e famiglie se fossero state adeguatamente informate delle loro opzioni».

5 MILIARDI - Circa 12 milioni di persone ricevono ogni anno una diagnosi di cancro nel mondo e la cifra potrebbe salire a 27 milioni nel 2030. Secondo gli autori dello studio questa prospettiva fa sì che il mondo occidentale «si sta avvicinando a una crisi»: nella sola Gran Bretagna il costo delle terapie oncologiche è salito a oltre 5 miliardi di sterline da 2 miliardi nel 2002. (Fonte Ansa)

Fonte

 

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Corso di caccia per le scuole ma nessuno si presenta

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Bergamo, 24 marzo 2012 -

Un flop: non si è presentata nessuna scuola oggi a una iniziativa organizzata dai cacciatori bergamaschi per spiegare ai ragazzi delle scuole valori e obiettivi dell'attività venatoria.

L'evento di questa mattina, la Rassegna provinciale di Gestione Venatoria, in scena nella Casa del Giovane, prevedeva la partecipazione degli alunni con i docenti, ma nessuno ha raccolto l'invito e la giornata è proseguita tra gli addetti ai lavori.

''Noi avremmo soltanto voluto spiegare ai ragazzi che non siamo assassini, né terroristi - ha spiegato rammaricato Marco Bonaldi, presidente del circolo Uncza delle Prealpi Orobiche, che organizza la manifestazione -, ma gestori dell'ambiente e della fauna, in grado di saper governare animali e natura, e di conoscere lo stato di salute dell'ambiente che ci circonda".

Soddisfatti gli esponenti dei movimenti green, in particolare quelli di 100% animalisti che questa mattina si erano presentata davanti la Casa del Giovane pronti con cartelli e manifesti per convincere le scuole a non partecipare. ''Abbiamo constatato con grande soddisfazione che neppure una scolaresca ha aderito alla rassegna - hanno detto - Docenti e genitori hanno mostrato intelligenza e coscienza, boicottando l'iniziativa di chi vorrebbe insegnare ai giovani che uccidere è una cosa bella e giusta''. ''Non è certo merito loro se le scuole non sono arrivate - ha replicato Bonaldi - L'iniziativa si sta comunque svolgendo come da programma''.  Fonte

Commento:

Oh Bonaldi! Si vede che l'argomento che proponete non interessa; si vede che la frottola del "non siete assassini e vi occupate dell'ambiente e della fauna" non se l'é bevuta nessuno. Posso dare un suggerimento?  Provi ad interessarsi al Bird-Watching, a patto che riesca a pronunciarlo (o almeno a sapere cos'è!) e vedrà che le scolaresche arriveranno a fiotti.

Ai ragazzi, a scuola, dobbiamo insegnare la bellezza  e il rispetto per le cose belle. Le bellezze della natura é sufficiente guardarle, possibilmente senza farsi troppo vedere, ma certamente senza uccidere chi ne fa parte.

 

 


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