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di Valeria Ballarati

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In un mondo migliore

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IN UN MONDO MIGLIORE è un ambizioso e riuscito apologo su famiglia, educazione e non-violenza.

E’ il sesto lungometraggio di Susanne Bier, una delle registe scandinave più famose, che ha sempre messo al centro delle sue storie sentimenti forti e rapporti familiari animati da passioni violente.

Con “Non desiderare la donna d'altri” (2004) aveva dipinto un triangolo che vedeva due fratelli contendersi l'amore della moglie di uno dei due; con “Dopo il matrimonio” (2006) aveva esplorato, attraverso un altro triangolo, la forza dell'amore coniugale ma anche quella dell'istinto di sopravvivenza.
Con questo “HAEVNEN” (vendetta, suona il titolo originale), imposta un racconto che, a colpi di montaggio alternato tra l'Africa dei medici da campo e la Danimarca opulenta dei borghesi, suggerisce, con tensione costante e perfetta, che la violenza nasce in qualsiasi luogo e condizione sociale,non c'è contesto o spiegazione socioculturale che tenga.

Il dottor Anton (Mikael Persbrandt) è un medico idealista che lavora in una missione umanitaria in Africa, dove si trova, con mille difficoltà, a fronteggiare i soprusi di Big Man esercitati sulle donne e sui loro corpi inermi.

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Una poesia di Osho

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Dopo un po’
impari la sottile differenza tra
tenere una mano e incatenare un’anima.
E impari che l’amore non e’ appoggiarsi a qualcuno
e la compagnia non e’ sicurezza.
E inizi ad imparare che i baci non sono contratti
e i doni non sono promesse.
E cominci ad accettare le tue sconfitte a testa alta
e con gli occhi aperti e la grazia di un adulto,
non con il dolore di un bambino.
E impari a costruire le tue strade oggi
perché il terreno di domani e’ troppo incerto per fare piani.
E impari che il sole scotta se ne prendi troppo,
perciò pianta il tuo giardino e decora la tua anima invece
di aspettare che qualcuno ti porti i fiori.
E impari che puoi davvero sopportare
che sei davvero forte
che vali davvero.

 

Commento:

dopo un po'... a volte dopo molto, molto tempo.

Bentornati!

Buon Mese di Settembre!

 

 

Due grandi errori e le loro conseguenze

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Il Dottor Bach sosteneva la necessità di comprendere l'Unità di ogni cosa.

Con una bella metafora indicava che la separazione é impossibile giacché ogni raggio di luce che viene strappato dalla sua sorgente, cessa di esistere.

Sosteneva altresì che alla base di una malattia ci sono due possibili errori fondamentali: la dissociazione tra la nostra anima e la nostra personalità, e fare un torto agli altri.

Seguendo questa teoria, ogni azione che va contro noi stessi o contro un altro colpisce tutto, l'Unità di cui parlava.

A pagina 27-29 del suo libro Guarire con i Fiori c'é un interessante passaggio:

"Le reali malattie primarie dell'uomo sono certi difetti quali l'orgoglio, la crudeltà, l'egoismo, l'ignoranza, l'instabilità, l'avidità e ciascuno di essi, se ben esaminato, si rivela contrario all'Unità.



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Perché ci ammaliamo? Chi e che cosa ci guarisce?

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GRANDI MEDICINE A CONFRONTO

INCONTRO-DIBATTITO CON ESPERTI DELLE PIU’ IMPORTANTI SCIENZE DELLA SALUTE (ayurvedica, tradizionale cinese, scientifico allopatica, omeopatica e antroposofica) organizzato da www.affarnostro.it 

16 marzo, ore 11,30 - 12,30 alla Sala Chico Mendes (padiglione 4), in occasione di Fa la cosa Giusta!, fiera del consumo critico e degli stili di vita sostenibili, a FieraMilanocity.

L’evento ha il patrocinio di FADOI, Società Scientifica di Medicina Interna.

“Perché ci ammaliamo? Chi e che cosa ci guarisce?” S’intitola così il convegno-dibattito organizzato da www.affarnostro.it nel corso di due eventi in programma a Milano.

 

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Cristian é fuori dal carcere

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Ciao VALERIA,

Ieri anche mio figlio, Cristian D’Alessandro, è stato rilasciato su cauzione dal centro di detenzione SIZO1 a San Pietroburgo. La libertà su cauzione è stata concessa dietro il pagamento di una cauzione di 2 milioni di rubli, circa 45 mila euro. La cauzione è stata pagata con i fondi di Greenpeace International.

Come madre questo è di grande conforto per me, e rappresenta un primo passo importante per dimostrare che mio figlio non ha commesso nessuno dei crimini per cui lui e i suoi compagni sono accusati. Vedere finalmente Cristian uscire dal centro di detenzione è un’immagine di speranza che tutti noi abbiamo aspettato con ansia negli ultimi mesi, anche se non sappiamo ancora quando tornerà a casa.


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