IN UN MONDO MIGLIORE è un ambizioso e riuscito apologo su famiglia, educazione e non-violenza.
E’ il sesto lungometraggio di Susanne Bier, una delle registe scandinave più famose, che ha sempre messo al centro delle sue storie sentimenti forti e rapporti familiari animati da passioni violente.
Con “Non desiderare la donna d'altri” (2004) aveva dipinto un triangolo che vedeva due fratelli contendersi l'amore della moglie di uno dei due; con “Dopo il matrimonio” (2006) aveva esplorato, attraverso un altro triangolo, la forza dell'amore coniugale ma anche quella dell'istinto di sopravvivenza.
Con questo “HAEVNEN” (vendetta, suona il titolo originale), imposta un racconto che, a colpi di montaggio alternato tra l'Africa dei medici da campo e la Danimarca opulenta dei borghesi, suggerisce, con tensione costante e perfetta, che la violenza nasce in qualsiasi luogo e condizione sociale,non c'è contesto o spiegazione socioculturale che tenga.
Il dottor Anton (Mikael Persbrandt) è un medico idealista che lavora in una missione umanitaria in Africa, dove si trova, con mille difficoltà, a fronteggiare i soprusi di Big Man esercitati sulle donne e sui loro corpi inermi.