
Per ripulire i siti inquinati pianteremo alberi. Sarà, infatti, grazie all’aiuto delle piante capaci di reagire ai contaminanti, che potremo riutilizzare e sfruttare i terreni contaminati come serbatoio energetico. Una procedura basata su criteri scientifici chiamata fitorimedio, messa punto negli Usa e sperimentata con ottimi risultati per la produzione di biomassa, a partire dal 2001. E che ora, comincia a fare capolino come possibile soluzione anche nel nostro Paese.
LA SITUAZIONE ITALIANA - La situazione italiana diventa, con il passare degli anni e l’assenza di una normativa specifica, ricca di casi di difficile gestione. Migliaia di ettari ancora pieni di amianto, centinaia di aree industriali dismesse abbandonate a se stesse e bonifiche urgenti che, per mancanza di tempo o denaro, non vengono fatte. E siti di interesse nazionale da ripulire scaricati sulle spalle delle pubbliche amministrazioni comunali. Ma anche, operazioni effettuate con tecniche talmente distruttive per i terreni da lasciare dei veri e propri vuoti biologici. Tecniche di recupero basate sulla sterilizzazione e messa in discarica della terra contaminata che cancellano per sempre ogni forma di vita. Troppo spesso utilizzate per star dietro agli interessi economici che gravitano attorno ai siti da decontaminare: dall’apertura di un nuovo centro commerciale a evitare una multa da parte della Comunità europea. Eppure, è ormai accertato che ci sono altri sistemi. Tra cui, per combattere l’inquinamento del sottosuolo, le tecniche vegetali.