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di Valeria Ballarati

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OAK (Quercia) - Chi non si arrende mai

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"Per coloro che lottano e si battono con forza per guarire o per svolgere il loro lavoro. Tenteranno una cosa dopo l'altra benché il loro caso possa sembrare privo di speranza. Continueranno a combattere. Sono insoddisfatti di se stessi se una malattia interferisce con i loro doveri o con la possibilità di aiutare gli altri. Sono persone coraggiose che sanno far fronte a grosse difficoltà senza perdere la speranza né diminuire lo sforzo."

Questa la descrizione originale del Dr. Bach tratta dal suo libro "Guarire con i Fiori".
Oak si colloca nella categoria Scoraggiamento e Disperazione. Nome botanico: Quercus robur

E' il rimedio per le persone che non si scoraggiano mai. Dotati di un grande senso del dovere aiutano gli altri come "cosa ovvia" per loro, non rendendosi conto di quando le energie vanno esaurendosi.


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Comprensione del testo

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Anche i bambini hanno talvolta bisogno di stimoli per compiere al meglio un dato lavoro.
All’ultima riunione di classe la nostra maestra Tiziana, – “Santa Tiziana da Villa Claudia” dopo la riforma Gelmini, e un giorno parleremo del perché - sottolineava l’importanza della comprensione di un testo.
Aveva notato che tutti i bambini erano in grado di capire ciò che veniva loro richiesto a voce; erano in grado di scrivere sotto dettatura; erano in grado di assolvere bene ai compiti richiesti ma il problema si poneva quando dovevano leggere da soli, a casa: non capivano “cosa c’era scritto sul diario”. Si poteva pensare che le giovani e inesperte calligrafie traessero in inganno, ma non era così, il meccanismo che inficiava il risultato era molto più semplice.

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Una domanda importante

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Rosenberg racconta:

Mi ricordo una volta, tanti anni fa, quando Brett aveva tre anni. Mi chiedevo se ero riuscito a comunicare a lui e agli altri figli il fatto che li amavo incondizionatamente. Mentre stavo pensando a questo, Brett mi venne vicino. Mentre entrava nella stanza, gli chiesi:
«Brett, perché papà ti vuole bene?».

Mi guardò e rispose immediatamente: «Perché ho imparato a fare popò nel vasino?».
Così gli dissi: «Ma certo, questo mi fa piacere. Ma non è il motivo per cui ti voglio bene».

E allora aggiunse: «È perché non butto più la pappa per terra?».
E io: «Se tieni il cibo nel piatto mi fa piacere, ma non è il motivo per cui ti voglio bene».

Allora si fece serio, mi guardò e chiese: «Papà, allora perché mi vuoi bene?».

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La società dei regali

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Bologna, 2120. I regali di Natale non esistono più, i nostri giovani ne hanno smarrito persino la memoria. Ma vorrei ricordare loro che un secolo fa, all’inizio del Terzo Millennio, in questi giorni le città brulicavano di umani alla disperata ricerca di regali. Era una sorta di febbre difficile da spiegare. Diciamo che, in sintesi, i regali si facevano a Natale perché gli altri giorni non esistevano. Oggi è difficile capirlo, immersi come siano in quella “Economia del Regalo” che ci pare una condizione eterna e naturale. Non è così: fino a pochi decenni fa l’economia era basata sul denaro, il che significa qualcosa che è ormai difficile persino da pensare: “nessuno ti regalava nulla, ogni cosa doveva essere pagata”. Incredibile, eh?

La grande evoluzione, si sa, iniziò con Internet, che nei primi decenni del millennio abolì il denaro in quasi tutti i settori artistici e intellettuali. Nel secolo precedente, musicisti, registi, giornalisti, scrittori “vendevano” i loro prodotti in cambio di denaro ma la rete erose progressivamente questa possibilità fino ad annullarla. Si arrivò a un punto in cui dischi, romanzi, film e articoli erano scaricabili gratis nel momento stesso in cui uscivano a pagamento. Ovvio che nessuno li comprava più. Le aziende chiusero e gli intellettuali cambiarono mestiere. Erano tempi in cui i giornali erano pieni di annunci tipo “ex pop star cerca qualunque lavoro purchè serio. No la mattina!!”.

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Chi ha visto il vento?

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Chi ha visto il vento?
Non io, non tu;
ma quando le foglie tremolano,
il vento le attraversa.

Chi ha visto il vento?
Non te, e neanch'io;
ma quando gli alberi chinano
il capo,
il vento sta passando.
 

            - Christina Georgina Rossetti

 


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