(...) e se veramente abbiamo compreso tutto ciò, quale posto in questa idilliaca rappresentazione possiamo riservare a delle pratiche come la vivisezione e il trapianto di ghiandole animali? Siamo ancora così primitivi, così pagani da credere che, sacrificando animali, possiamo liberarci dalle conseguenze dei nostri propri errori e mancanze?
Sono passati 2500 anni da quando il Signore Buddha ha mostrato al mondo l'igiustizia del sacrificio delle creature inferiori.
L'umanità ha già contratto un grave debito verso gli animali che ha torturato e ucciso, e ben lungi dall'apportare un qualche bene all'uomo, queste crudeli pratiche non possono che nuocere sia al genere umano che al regno animale.
Quanto noi occidentali siamo lontani da questi bellissimi ideali della nostra Madre India dei tempi antichi, quando l'amore per ogni creatura di questo mondo era così intenso che vi erano degli uomini appositamente istruiti nell'arte di curare le malattie e le ferite degli animali, uccelli compresi; esistevano inoltre dei vasti rifugi per ogni specie di vita, ed era tale la ripugnanza per ogni forma di violenza sugli animali che chiunque si fosse dedicato alla caccia, se ammalato si vedeva rifiutare l'assistenza da parte di un medico sino a quando non si fosse impegnato a rinunciare a tale pratica.