Mangiabiologico.it

di Valeria Ballarati

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Elea Velia e Giovanni

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Caro Giovanni,

siamo tornati ieri sera dai bellissimi 2 giorni di vacanza nel Cilento, la tua terra, portando con noi ricordi che resteranno per sempre. Il Cilento é davvero una terra meravigliosa: bellezze naturali e archeologiche, mare cristallino, dell'ottimo cibo, tanta cultura e persone gentili.

Per questo ti scrivo: per ringraziare.

La tua compagnia e le tue spiegazioni nella visita al sito archeologico sono quei ricordi che si fissano nella memoria e ogni tanto poi ci rivai perché fonte di felicità ricordarli. Sono le cose normali - come una semplice visita a un sito archeologico - che a volte racchiudono lo 'speciale' e questa volta lo dobbiamo a te.

Sono stati i tuoi modi e la passione che metti nel lavoro - senza dimenticare la fortunata coincidenza del cantiere, sul percorso alla Porta Rosa, 'grazie al quale io esisto' ** - a permetterci l'ingresso nel mondo della colonizzazione della città da parte dei Focei dell'Asia minore, popolo di grandi navigatori, fuggiti a causa delle mire espansionistiche dei persiani. Ci hai raccontato delle loro grandi e veloci navi a 50 remi, le pentekonteri, con le quali avevano prima raggiunto la Corsica e in seguito la costa del Cilento per fondare la loro nuova città Elea nel 540 a.C., a seguito di aspri conflitti in mare e disavventure commerciali con i cartaginesi e gli etruschi.

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Il Tempo della Vita

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La verità è che non hanno capito perché siamo qui. Noi non difendiamo solamente il diritto di godere di una pausa della nostra esistenza, ma soprattutto, affermiamo che il tempo della vita, quello che conta, non è solamente quello considerato “utile”, perché dedicato a produrre. Il tempo che passa non è solo quel tempo vincolato e socialmente utile, il tempo del lavoro, ma anche il tempo libero. Il tempo libero non è un momento di inattività, ma un tempo di cui noi possiamo disporre quando possiamo decidere noi cosa fare, vivere, amare, anche non fare nulla, prendersi cura dei nostri cari, leggere poesie, dipingere, cantare, oziare. Il tempo libero è il momento in cui possiamo essere totalmente umani. Ecco di cosa parliamo.

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TESI 2 Forme e metodi del colonialismo 2.1 Struttura del dominio

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Capitolo 2 - Forme e metodi del colonialismo

Mien, tien.

Ce chien est à moi, disaient ces pauvres enfants;

c’est là ma place au soleil.

Voilà le commencement et l’image

De l’usurpation de toute la terre.

Blaise Pascal, pensée 231


Day-o, day-o

Daylight come and me wan' go home

Work all night for a drink of rum

(Daylight come and me wan' go home)

Stack banana till de morning come

(Daylight come and me wan' go home)

Come, Mister tally man, tally me banana

(Daylight come and me wan' go home)

Day-o (Banana Boat Song)

Harry Belafonte, 1956[1]


[1] Harry Belafonte é stato un cantante e un attivista per i diritti civili. La sua famosa canzone Day.O (Banana Boat Song) é un canto popolare giamaicano che racconta le dure condizioni di lavoro coloniale dei caricatori delle navi bananiere: lavorando tutta la notte nel farsi giorno vogliono andare a casa, attendono solo che Mr tally man (il contabile) conti le casse caricate. Belafonte partecipò come speaker alla marcia su Washington del 1963 per il lavoro e la libertà, a sostegno dei diritti civili ed economici per gli afroamericani, sotto la presidenza di John Fitzgerald Kennedy. In quell'occasione, il leader afro-americano Martin Luther King Jr. pronunciò al Lincoln Memorial lo storico discorso I have a dream, invocando la fine del razzismo e la pace tra bianchi e neri. Nella stessa occasione Harry Belafonte dirà: “Crediamo che gli artisti abbiano una funzione di valore in ogni società, poiché sono gli artisti che rivelano la società a sé stessa”.

La traduzione è mia dal video sottostante (al min. 5’10). https://abcnews.go.com/US/video/archival-video-harry-belafonte-speaks-march-washington-1963-45832971.


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Indi Gregory

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Indi Gregory è una bellissima bambina inglese di 8 mesi affetta da una grave malattia mitocondriale a cui si vuole negare il diritto alla vita, alla salute e ai trattamenti di cura e di riabilitazione.

Come per i casi di Charlie Gard e Alfie Evans, i medici e il sistema giudiziario britannico hanno deciso di togliere i supporti vitali a Indi, affermando che la sua morte rispetterebbe il suo “miglior interesse”, nonostante le proteste e gli sforzi legali della famiglia per mantenere le cure. Una follia!

L'ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma si è offerto di accogliere Indi, e recentemente il Governo italiano le ha conferito la cittadinanza, aprendo la via per il suo trasferimento affinché la piccola possa continuare le cure necessarie: una possibilità da realizzare senza ulteriori ostacoli.

Ogni vita è preziosa, e la battaglia di Indi tocca il cuore di tutti noi. In queste ore drammatiche, abbiamo ricevuto il messaggio del papà di Indi rivolto a tutti noi:


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Intimidazioni a Valle del Marro

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29 Agosto 2012. Un escavatore Caterpillar di proprietà della cooperativa sociale Valle del Marro – Libera Terra, nata da un progetto di LIBERA con il sostegno del Progetto Policoro della CEI, è stato incendiato la sera del 28 agosto a Castellace, frazione del Comune di Oppido Mamertina.

Il mezzo, che da poche ore si trovava in località Baronello su un terreno confiscato alla mafia, doveva essere utilizzato nei giorni seguenti per l'espianto di ceppaie di ulivi, dolosamente incendiati lo scorso anno.

Nella stessa mattina la cooperativa sociale aveva avvertito la Compagnia dei Carabinieri di Palmi della necessità di lasciare sul posto l'escavatore, risultando troppo gravoso e difficoltoso il suo spostamento continuo, anche per la mancanza di un mezzo attrezzato per questo tipo di trasporto.

Solo qualche settimana prima era arrivata l'autorizzazione della Regione Calabria, lungamente attesa, per l'estirpazione delle piante distrutte e il reimpianto di nuove piantine, che ora rischiano di seccare. Al danno perpetrato contro l'escavatore, stimato in 30.000 euro, si aggiunge il danno più ampio e incalcolabile dell'ulteriore ritardo nel riportare di nuovo in produzione l'uliveto bruciato e mantenerlo come simbolo di riscatto sociale.

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