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di Valeria Ballarati

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Alla fine, tutto bene

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La vita é un grande Luna Park.

Sei su un trenino che lento lento ti porta sù sù e il secondo dopo ti scaglia a tutta velocità in una discesa mozzafiato, dentro a curve paraboliche dove ti reggi a fatica, lo stomaco si chiude, e un groppo strozzagola ti chiude le vie respiratorie.

Ne esci vivo ma sconvolto.


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Bach to school

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Wittgenstein e l’arte di essere felici

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Ludwig Wittgenstein: Die Tractatus Odyssee - Forum Austriaco di Cultura ...Tra le molte idee del logico e filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein troviamo la convinzione che le arti abbiano qualcosa da insegnare agli uomini. Nella sua riflessione, almeno sino agli anni ’30, esisteva un collegamento tra etica (ciò che è bene) e il significato della vita (il modo giusto di vivere).

Riteneva necessario un certo modo di guardare il mondo. Bisognava osservarlo sub specie aeternitatis, cioè dal punto di vista dell’eternità, ma cosa voleva dire?

Gli uomini e le donne moderne passano le loro giornate guardando al mondo con una certa passività, affaccendati in molte cose pratiche, immersi nello scorrere della vita. Un po’ come alle gite al museo da bambini: all’interno opere e capolavori esposti si mostravano, e ci parlavano, ma noi eravamo troppo presi dai giochi per riuscire ad accorgerci. 

Il mondo in cui viviamo è in effetti questa grande installazione permanente dove l’uomo è indissolubilmente coinvolto, ma che quotidianamente viene ignorata. 

L’arte può rendere il collegamento percepibile.

Grazie infatti al modo in cui mostra i fatti - per mezzo di un quadro, una scultura, una fotografia, un’opera teatrale, un film, un romanzo, o una poesia, e ogni altro tipo d’opera che possa definirsi arte – essi possono apparire allo sguardo carichi di un nuovo significato.

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I Pluralisti

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Con Empedocle, Anassagora e Democrito ha inizio una nuova tendenza e nuove interpretazioni della realtà. Dopo le prime ipotesi moniste della scuola Ionica - un solo Arché principio di tutte le cose – dopo le dottrine di Parmenide ed Eraclito in contrasto tra una realtà immobile o in continuo divenire, la corrente detta dei PLURALISTI propone un nuovo sapere in grado di risolvere la contrapposizione essere-divenire.

Aumentando il numero dei principi organizzatori - archai - i filosofi pluralisti interpretano il mondo come un continuo unire e sciogliersi, aggregarsi e disgregarsi, a partire da elementi primari (quattro materie naturali) e forze immutabili (amore-odio) che nella realtà governano e trasformano.

E’ infatti indiscutibile che le cose del mondo variano (molteplicità dei fenomeni) ma ciò coesiste con un’unica origine del Tutto (l’Essere è uno) e il motivo della molteplicità è che tutto si trasforma sempre, assumendo ora un aspetto ora un altro.


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Incontri

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"Quanto ai Romani, se si legge la loro storia nei testi dell'antichità, particolarmente in Polibio, si ha l'impressione che dal loro tempo al nostro, la sensibilità morale non sia affatto cambiata. Probabilmente tutte le nazioni dell'epoca praticavano più o meno, di tanto in tanto, la perfidia e la crudeltà; né si potrebbe affermare che in seguito sia stato diverso, in nessuna epoca, senza escludere la nostra. Ma come oggi, la perfidia e la crudeltà, benché praticate, erano generalmente riprovate; come oggi, una nazione sola ne faceva freddamente e sistematicamente il principio stesso della sua politica per un fine di dominio imperiale. Una simile politica da parte del nostro nemico appare mostruosa e non lo era meno ai contemporanei dei Romani; la prova migliore é lo spesso velo di ipocrisia con cui i romani l'hanno ricoperta, ipocrisia così singolarmente simile a quella praticata ai giorni nostri, in particolare per quel che concerne il camuffamento dell'aggressione in legittima difesa. Se si era ipocriti allora come oggi é perché si concepiva il bene allo stesso modo. 

Ma se anche la morale fosse cambiata, questo non diminuirebbe la gravità dei fatto che ai giorni nostri si parli ovunque dell'antica Roma con ammirazione. Perché un uomo non può giudicare un'azione, a qualunque data essa risalga, secondo una concezione della virtù diversa da quella che serve come criterio per le proprie azioni. Se io oggi ammiro o anche giustifico un atto di brutalità commesso duemila anni fà, vengo meno, oggi, nel mio pensiero, alla virtù di umanità. L'uomo non é fatto a compartimenti, ed é impossibile ammirare certi metodi impiegati, senza far nascere in sé stessi una inclinazione a imitarli non appena l'occasione renderà facile tale imitazione."

Simone Weil - Sulla Germania Totalitaria (parte seconda, Conclusioni pp. 266-267)

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