Tra le molte idee del logico e filosofo austriaco Ludwig Wittgenstein troviamo la convinzione che le arti abbiano qualcosa da insegnare agli uomini. Nella sua riflessione, almeno sino agli anni ’30, esisteva un collegamento tra etica (ciò che è bene) e il significato della vita (il modo giusto di vivere).
Riteneva necessario un certo modo di guardare il mondo. Bisognava osservarlo sub specie aeternitatis, cioè dal punto di vista dell’eternità, ma cosa voleva dire?
Gli uomini e le donne moderne passano le loro giornate guardando al mondo con una certa passività, affaccendati in molte cose pratiche, immersi nello scorrere della vita. Un po’ come alle gite al museo da bambini: all’interno opere e capolavori esposti si mostravano, e ci parlavano, ma noi eravamo troppo presi dai giochi per riuscire ad accorgerci.
Il mondo in cui viviamo è in effetti questa grande installazione permanente dove l’uomo è indissolubilmente coinvolto, ma che quotidianamente viene ignorata.
L’arte può rendere il collegamento percepibile.
Grazie infatti al modo in cui mostra i fatti - per mezzo di un quadro, una scultura, una fotografia, un’opera teatrale, un film, un romanzo, o una poesia, e ogni altro tipo d’opera che possa definirsi arte – essi possono apparire allo sguardo carichi di un nuovo significato.