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di Valeria Ballarati

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2 Corrispondenza Simone Weil-Joe Bousquet

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Joë Bousquet "un clown vestito di stelle" - ScenariRISPOSTA DI JOE DELL’APRILE 1942

Joe risponde di non averle potuto scrivere prima perché una nuova piaga si era aperta nel suo corpo,  condannandolo a stare steso; ora che ha meno male si affretta a rispondere, e dice d’esser felice della loro amicizia.

Lo scritto di Simone lo ha fatto riflettere: la sua passione nel dire le cose nasconde il suo poco progredire nella vita dell’anima, crede che Simone possa aiutarlo ad evolvere. Lei ha “l’intuizione del bene e il senso del male” mentre lui non c’è mai riuscito. Sta dicendo che il pensiero solitamente nasconde la morte, mentre la fine ultima dovrebbe essere sempre presente nel modulare la propria esistenza, per far si che fatti ed esseri siano immagini della vita profonda. La coscienza deve divenire parte dei nostri giorni, e quando si vedono fatti ispirarsi ai nostri pensieri, e poi coincidere, é forte la tentazione di aderirvi con OGNI forza a quella felicità capace di trasformare il nostro essere. Bisognerebbe morire solo quando fossimo felici della vita che abbiamo vissuto. Si è se stessi solo nel cuore, si è felici per come si è ospiti di se stessi.

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1 Corrispondenza Simone Weil-Joe Bousquet

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Joe Bousquet: La Dolorosa Coscienza Di Un Viaggiatore Immobile | Time ...

Simone Weil e Joe Boousquet si conoscono grazie all'editore Ballard di Marsiglia per i quali entrambi collaboravano a un progetto sulla civiltà occitana. 

Nei giorni precedenti la Pasqua di quell'anno Simone vorrebbe assistere alle funzioni religiose presso un'abbazia, e sulla strada per raggiungerla fanno una sosta a Carcassonne, nella casa di Joe Bousquet, scrittore e poeta, grande invalido civile della prima guerra. Tra i due nasce un'amicizia, e una corrispondenza significativa.

A breve lei accompagnerà i genitori negli Stati Uniti, ma vorrà tornare a Londra dove si unirà a France Combattante, addetta a progetti per la ricostruzione del dopoguerra, ma con il desiderio di prendere parte attiva al progetto infermiere di prima linea.

13 aprile 1942 Nella prima lettera inviata a Joë Bousquet Simone Weil dichiara di conoscerlo da soli 15 giorni, ma pensa che incontrarlo sia stato per lei prezioso.

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Tutto é bene quel che finisce bene

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Quanto tempo è passato dall’ultima chiacchierata con voi.

Era l’estate scorsa, cadeva il Governo ‘dei migliori’ e ne parlai brevemente … mi vien da pensare che quello odierno non é che sia meglio ma, per un momento, vedendo un cambio nuovo al vertice - una donna - ci avevo quasi sperato. Noi Esseri femminili abbiamo solitamente uno sguardo diverso: come dice la Filosofa Nussbaum “l’intelligenza delle emozioni” che purtroppo qui risulta abbondantemente nascosta sotto la retorica del linguaggio politico, di cui la nostra Presidente è davvero maestra. Un esempio?

Mandiamo armi ma siamo per la pace: "Stop a invio di armi? Non avremmo la pace".  

Ma non parliamo di cose tristi. Parliamo di cose belle!

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PROGETTO DI UNA FORMAZIONE DI INFERMIERE DI PRIMA LINEA

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L'infermiere soldato | Nurse Times(tratto dagli scritti di Londra e dalle ultime lettere – tradotto da Giancarlo Gaeta)

Il progetto di Infermiere di Prima linea proposto da Simone Weil era stato valutato favorevolmente in un rapporto della Commissione Senatoriale per l’esercito del Ministero della Guerra francese nel maggio 1940. 

Riguardava la formazione di un gruppo di infermiere, mobili e operative nei punti pericolosi, per portare un primo soccorso ai caduti e feriti nella piena battaglia. Inizialmente un gruppetto di 10 unità avente conoscenze elementari da infermiera (fasciatura, lacci emostatici, iniezioni, uniche necessità applicabili in battaglia) ma con qualità morali indispensabili. Simone pensava che chi si offriva volontariamente ne sarebbe stata in possesso, poiché l’orrore della guerra era già un forte deterrente.

Sembrava a prima vista un progetto impraticabile perché nuovo, mentre era fattibile e facile da realizzare. Se falliva non avrebbe avuto inconvenienti; se avesse avuto successo i vantaggi erano al contrario considerevoli.

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Acciughe e Delfini

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Frasi sull'arte e immagini: 207 citazioni per comprendere i grandi ..."Sono in Norvegia, in fondo ad un fiordo del cazzo, privo di qualsiasi attrattiva naturalistica, se non fosse perché il termine villaggio è completamente diverso dalla nostra tradizione mediterranea e dalla nostra percezione semantica; un territorio di 1410 km quadrati con una popolazione di 1147 abitanti, come capirò in seguito, uguale ad altri mille, ovvero una impalpabile spolverata di case lontane una dalle altre. Nella lunga notte invernale queste case sono rintracciabili ai bordi dell’unica strada che circumnaviga il fiordo perché hanno delle abat-jour, delle luci, delle candele finte alle finestre prive di scuri e sempre accese notte e giorno.

- Questa lontananza abitativa delle persone è rappresentativa della densità dei sudditi del regno, più grande dell’Italia, con soli cinque milioni di abitanti. La prima caratteristica di questo popolo che salta all’occhio dello straniero è la presunzione di superiorità evidente effetto della mancanza di abitudine alla convivenza che inevitabilmente porta al confronto con gli altri e ad una reale consapevolezza di sé come individui e come popolo.

- I Norvegesi disprezzano gli Svedesi, figuriamoci gli Italiani.

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